L’instabilità del Pakistan: una crisi senza fine

Il 2022 è stato dall’inizio un anno costellato di instabilità. La crisi economica ha colpito un gran numero di paesi, la cui situazione politica ed economica, in molti casi, era già precaria. Uno di questi paesi è il Pakistan.

Inoltre, la politica del Pakistan è estremamente precaria da quando, ad aprile scorso, è stato sfiduciato Imran Khan, ex Primo Ministro. La carismatica ed ambigua figura di Khan si è subito scagliata contro il governo, definito complottista. Questo paese, indebolito ed impoverito dalla pandemia, ora deve fronteggiare anche una crisi economica e politica dal grave impatto.

Il Pakistan e la sua storia

La storia del Pakistan è relativamente recente. Lo stato venne fondato nel 1947, a seguito della dissoluzione del dominio inglese nel continente indiano. Le origini del paese presentano dei problemi, sia di carattere sociale che di carattere religioso. Di fatto, l’India era stata per molto tempo sotto il dominio di dinastie musulmane. La popolazione islamica divenne una componente numerosa del paese. 

Vi era, però, un aspro conflitto con la maggioranza della popolazione, di religione induista. A seguito di questi scontri, quando l’India ottenne l’indipendenza vennero costituiti due stati: l’Unione Indiana, di maggioranza indù, e il Pakistan, di maggioranza musulmana. Nel 1956, il Pakistan divenne una Repubblica islamica.

Anche dopo la divisione territoriale, le tensioni con l’Unione indiana non si spensero. Un punto di scontro era infatti il controllo del territorio del Kashmir. Questo interesse portò ad accesi periodi di guerra, tra il 1947-1949 e il 1965.

Il Pakistan, a sua volta, venne diviso in due territori: Pakistan occidentale ed orientale. Quest’ultima parte, comprendenti le regioni del Bengala, dopo un sanguinoso conflitto con la parte occidentale divenne, nel 1971, l’attuale Bangladesh.

L’equilibrio del paese restò sempre precario, anche in tempi moderni. Si successero vari governi di stampo militare dal tragico destino e i conflitti con l’India non cessarono.

Negli anni 90, continuarono gli scontri tra i due paesi ed entrambi effettuarono dei test nucleari. In questo clima di grande pericolo intervennero gli Stati Uniti, mediando per far firmare all’India e al Pakistan un trattato per il bando degli esperimenti. I due paesi, nel 1999, firmarono la Dichiarazione di Lahore per cercare una pace reciproca; purtroppo, questo tentativo si rivelò vano.

Un periodo estremamente difficile fu durante il potere del generale Pervez Musharraf. Tramite il colpo di stato del 1999, Musharraf assunse il potere e militarizzò il paese con un regime di oppressione, violenza e terrore. Musharraf assunse la carica di primo ministro dal 2001 al 2008, anno in cui si dimise, poiché sospettato della morte di Benazir Bhutto, sua rivale politica. Venne arrestato nel 2013 per alto tradimento e condannato a morte nel 2019. La sentenza è stata, però, annullata nel 2020.

L’economia e la politica del paese, anche in tempi moderni, risultano essere alquanto instabili. In questo paese, che conta ben 229 milioni di persone, la soglia della povertà è ai limiti.

La situazione attuale 

In questi ultimi mesi, Il paese è al limite del default. I prezzi dei carburanti sono aumentati in maniera spropositata a causa della guerra in Ucraina  e la rupia è estremamente in calo. Inoltre, anche sul piano politico la situazione è allarmante.

Ad aprile, il Primo Ministro Imran Khan è stato deposto per sfiducia dal parlamento e la sua carica è stata assunta da Shehbaz Sharif, leader dell’opposizione, il quale guiderà il paese fino alle prossime elezioni, programmate per l’ottobre 2023. Khan si è scagliato contro questa decisione, affermando di essere vittima di un complotto ordito dagli americani.

L’ex primo ministro riscuote ancora ampi consensi da parte della popolazione, organizzando manifestazioni dalla grande partecipazione. Khan presenta un’iniziale carriera tutt’altro che politica; egli è, infatti, un ex campione di cricket. La sua ascesa politica risale agli anni ’90, quando fondò il Movimento per la Giustizia del Pakistan. Nel 2018, è stato eletto primo ministro del Pakistan, ottenendo ben 178 voti. Le premesse espresse da Khan durante la campagna elettorale erano positive e incoraggianti: combattere la corruzione, la povertà e risollevare l’economia del paese. 

Purtroppo, nessuno di questi obiettivi è stato portato a termine: l’economia ha continuato a calare e la corruzione non si è fermata. Inoltre, Khan si è spesso scontrato con l’esercito, esercitando un grande ascendente sul paese. La scelta di Khan di avvicinarsi alla Cina e di allontanarsi dagli Stati Uniti è stata duramente criticata dall’esercito.

Attualmente l’inflazione è aumentata del 12,7% e il debito estero è di 130 miliardi di dollari. Per fronteggiare la crisi economica, il paese ha chiesto un prestito al Fondo Monetario Internazionale; tale prestito continua, però, ad essere ritardato.

Una triste e turbolenta storia quella del Pakistan, un paese fragile dal punto di vista economico e critico in fatto di diritti umani. In questo presente, tutt’altro che roseo, vi è la speranza che qualcosa cambi, soprattutto per la popolazione, ormai stanca di questa precarietà.

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