Una piccola e doverosa riflessione sul risultato – ormai consolidato – dei referendum sulla Giustizia.
Al di là dei motivi per il sostegno del perché votare “sì” ai cinque quesiti posti, o viceversa del perché votare “no”, colpisce inequivocabilmente il forte astensionismo che ha colpito la partecipazione al voto. Infatti, la partecipazione ha riguardato solamente il 20 % degli aventi diritto al voto, poco più di tutti quelli impegnati nella tornata elettorale delle Amministrative 2022, e risultato più basso per un referendum.
Un dato è chiaro ed evidente: la Politica dovrebbe interrogarsi riguardo le ragioni che hanno portato ad una disaffezione verso la partecipazione al voto, strumento democratico per eccellenza. Certamente, ciò potrebbe esser ricondotto alla vasta tecnicità delle materie che hanno interessato i quesiti referendari; dall’altro lato, anche lo scarso Servizio Pubblico di un ben noto quotidiano nazionale, il quale si è schierato apertamente – legittimamente – verso il “no”, ma, tuttavia, dichiarando anche che sarebbe stato meglio non partecipare al voto. Nondimeno, una nota trasmissione televisiva dell’Emittente pubblica che, con la sua comicità, ha evidenziato non poche perplessità circa l’utilità del voto.
A parere di chi scrive, la partecipazione al voto di uno strumento così importante come il referendum non è mai sprecata: anche la scheda bianca ha la sua valenza ed il suo peso, purché ci si rechi nella cabina elettorale. Fondamentale sarà il ruolo appunto della Politica, la quale dovrà recuperare l’affetto che merita da parte dei cittadini, affinché vengano riportati in massa alla partecipazione elettorale.
La prima possibilità, – forse per uno scherzo del destino – e purtroppo già andata in fumo, era in mano al Senato, dove entro domani si discuterà, con votazione programmata giovedì 16 giugno, la Riforma del CSM (Consiglio Superiore della Magistratura): tuttavia, alcuni partiti della maggioranza – tra i quali ItaliaViva e Lega – hanno presentato circa 270 emendamenti in Commissione Giustizia, con il rischio che il testo possa tornare, per una terza lettura, alla Camera dei Deputati, dimenticando, sicuramente in modo accidentale, che quella della Giustizia è una delle riforme necessarie affinché l’Italia non perda i fondi del PNRR.