È l’autunno del 2001: a New York, le Torri Gemelle sono state abbattute, e, come conseguenza, la guerra si prepara ad abbattersi sull’Afghanistan.
Yanis è un ragazzo di tredici anni, vive in un piccolo paese dell’Afghanistan, e dopo un pomeriggio trascorso a giocare con gli amici sulle rive del fiume, torna a casa e una casa non ce l’ha più: la guerra – la yung, come viene da lui chiamata per il rumore assordante che produce – ha portato via la sua famiglia, ha distrutto la sua casa e Yanis si trova solo al mondo.
Decide, dunque, di partire alla volta dell’Europa, determinato a trasferirsi in una terra di maggiore democrazia e libertà. Tuttavia, dopo aver attraversato un estenuante viaggio lungo l’impervia catena montuosa, che separa l’Afghanistan dal Pakistan, un improvviso incontro cambia il corso della sua vita: il suo cammino infatti incrocia quello di Gino Strada, il medico conosciuto in tutto il mondo per la sua opera di cura nel portare salvezza nei paesi in guerra, dove il diritto alla salute e alla salvezza non esistono; dove l’ingiustizia regna sovrana e la guerra, portata avanti dai ricchi e potenti, colpisce chi è povero e innocente.
Come spiega l’autore, tutti i racconti e gli aneddoti relativi alla vita di Gino Strada sono reali, così come lo è il lungo viaggio da Milano a Kabul che affrontò per riaprire l’ospedale di Emergency; il personaggio di Yanis e la sua storia sono, invece, frutto dell’invenzione geniale dell’autore, ma, si ispirano a quella dei numerosi bambini e ragazzi curati e salvati da Gino Strada, in particolare alla storia di Soran, la cui gamba venne frantumata da una mina e amputata.
Sul sito di Emergency, si trovano le foto del piccolo Soran a letto, e l’incontro tra Soran e Gino Strada, 22 anni dopo, a Milano, nel 2019, durante l’evento annuale di EMERGENCY. Quando si sono visti, si sono abbracciati a lungo. Oggi Soran è sposato, ha due figlie, insegna storia, arte, letteratura, ma non solo: ai suoi alunni insegna anche come riconoscere le mine, come starne lontani, come evitare le zone a rischio.
Grazie a Giuseppe Catozzella, per questa bellissima storia e per ricordarci come Gino Strada non fu “medico di guerra”, ma “medico contro la guerra”, e come la medicina non è solamente pura scienza, ma anche umanità, cura e attenzione dell’altro.