La busta paga di un lavoratore italiano senza coniuge e figli sopporta un cuneo fiscale del 46,5%, contro una media OCSE del 34,6%, sebbene si registri un lieve calo rispetto al 47,9% del 2019.
E’ quanto emerge dal rapporto “Taxing wages 2022” redatto dall’organizzazione internazionale con sede a Parigi e presentato al forum di Davos.
Ricordiamo che per cuneo fiscale-contributivo s’intende la differenza tra il costo del lavoro sostenuto dal datore di lavoro ed il netto in busta paga recepito dal lavoratore. In Italia il differenziale è storicamente elevato: per arrivare ad un cuneo del 46,5% bisogna sommare un 15,3% di imposta sui redditi, un 7,2% di contributi a carico del lavoratore ed un 24,0% di contributi a carico del datore di lavoro. Nella media OCSE tali valori sono rispettivamente del 13,0%, 8,2% e 13,5%. Non solo: se alle aliquote del caso italiano citate sopra si aggiungono anche contributi INAIL e trattenute TFR il cuneo effettivo tocca il 50,0%, secondo solo a quello del Belgio (52,6%). La Germania si attesta al 48,1%, l’Austria al 47,8% e la Francia al 47,0%.
Consideriamo ora il caso di due coniugi italiani, famiglia monoreddito, con figli: il cuneo è del 37,9%, contro media OCSE del 24,6%. Solo Francia e Turchia ci superano. Se i redditi ed i figli a carico sono due, il cuneo è del 40,9% contro media OCSE del 28,8%.
Carlo Bonomi, Presidente di Confindustria, ha commentato a Davos in maniera stringata tali stime: <<numeri che inchiodano>> ed aggiunge <<non si ha la volontà o la capacità di affrontare questo tema>>. E per questo Confindustria ha una sua proposta: un intervento choc da 16 mld€ concentrato sulle fasce di reddito annuo lordo inferiori a 35 mila€ che mirerebbe a invertire il peso del cuneo trasferendolo per 2/3 ai lavoratori ed a 1/3 per le aziende. Ciò produrrebbe un gettito di 1.223€ annuo per i lavoratori, vale a dire una mensilità in più. Le coperture – ricostruisce il Sole 24 ore – deriverebbero dall’extra gettito fiscale da 38 mld€ 2022 contenuto nel DEF e nella rimodulazione dell 1,6% dei circa 1000 mld€ della spesa pubblica statale. Bonomi ha poi chiuso: <<dobbiamo fare le riforme, che il Paese aspetta da 30 anni, a cominciare dall’attuazione del PNRR>>.