“A-Abbronzatissima, sotto i raggi del sole…”, così cantava nel 1963 Edoardo Vianello col suo celebre tormentone estivo, alludendo all’estate e alla moda dell’abbronzatura. Oltre cinquant’anni dopo, l’abbronzatura rimane uno dei must estivi per eccellenza nonché sinonimo di bellezza. Ripercorriamo insieme la storia di questo fenomeno, tanto antico quanto peculiare.
Ai tempi degli antichi romani l’abbronzatura era vista in maniera del tutto opposta rispetto ad oggi. I ceti agiati la disprezzavano, poiché era ritenuta una caratteristica delle classi povere, costrette a lavorare per molte ore sotto al sole rovente. I patrizi, al contrario, si proteggevano dal sole, mantenendo una carnagione chiara e candida.
L’associazione fra abbronzatura e plebe continuò quasi fino al diciannovesimo secolo. Lo testimoniano tantissimi dipinti, in cui vi è un’esaltazione della pelle diafana, simbolo di bellezza eterea e di nobiltà. Le dame del ‘700, durante le passeggiate quotidiane, si portavo sempre dietro un accessorio immancabile, ovvero l’ombrello parasole, ornato da ricami, ruches e volants.
Tutto iniziò a cambiare grazie al medico danese Niels Ryben Finsen. Nel 1903, egli vinse il premio Nobel grazie alla scoperta della fototerapia: attraverso l’esposizione ai raggi ultravioletti si potevano guarire malattie come il lupus e il rachitismo. Il rapporto della gente con il sole iniziò a cambiare anche grazie all’avvento del turismo balneare: i viaggi diventano momenti di relax e divertimento (inizialmente un lusso che potevano permettersi solo i più ricchi).
Protagonista di questo fenomeno fu l’iconica Coco Chanel. Intorno agli anni ‘20, la stilista si recò in vacanza al mare nella splendida Costa Azzurra, tornando con un’abbronzatura che fece invidia e, in seguito, divenne tendenza. Molte donne, infatti, iniziarono ad emularla; unica nota, Chanel teneva coperte le mani con i guanti per non sembrare una lavoratrice.
Grazie alla pubblicità e al cinema, l’abbronzatura esplose come moda, diventando qualcosa di salutare e cool. Molte donne si munirono di oli, creme e pazienza – necessaria per trascorrere tutte quelle ore sotto il sole – mentre altre ricorsero al solarium e, più tardi, all’autoabbronzante (anche a livelli estremi).
Oggi l’abbronzatura resta un simbolo dell’estate, ma non in tutte le parti del mondo. Ad esempio, in Corea del Sud è estremamente apprezzata la pelle bianchissima, da enfatizzare utilizzando anche il makeup.
Rispetto a prima , ora vi è una maggiore consapevolezza dei rischi che può portare una lunga esposizione al sole: ustioni, rughe, macchie e melanomi.
Il melanoma si forma dalle cellule produttrici di pigmento e, sebbene sia il tumore della pelle meno comune, è il più aggressivo e pericoloso se non diagnosticato per tempo.
Secondo i dati AIRTUM, in Italia, negli ultimi 20 anni l’incidenza dei melanomi è aumentata di quasi un terzo in entrambi i sessi ma, allo stesso tempo, il tasso di mortalità è diminuito. Le cure stanno aumentando eppure bisogna, in ogni caso, tenere alta la guardia. Estremamente consigliata è la mappatura dei nei, specialmente dopo i 18 anni. Come spiegato da Mario Santinami, responsabile della Struttura melanoma e sarcoma dell’Istituto nazionale tumori di Milano: «La mappatura serve per verificare l’andamento dei propri nei nel tempo, dal momento che il primo segnale dell’insorgenza di un melanoma è il cambiamento di forma, dimensioni e colore di uno o più nei».
Dobbiamo capire che l’esposizione al sole è salubre ma dev’essere equilibrata; bisogna evitare di esporsi nelle ore più intense (tra le 11:00 e le 15:00) e utilizzare sempre una crema protettiva nuova, mai quella dell’anno precedente. Importante è, inoltre, prestare attenzione anche al tempo, poiché vento e cielo nuvoloso possono modificare le radiazioni.
Dobbiamo iniziare a concepire la crema protettiva come una valida alleata tutto l’anno e non come prerogativa estiva. Impariamo a capire e a prenderci cura della nostra pelle, così da prevenire il peggio.