“Nei libri abbiamo individuato il nostro domani, un punto d’arrivo. Siamo nati nel 2016 sotto forma di testata giornalistica online, diventando, negli anni, un punto di riferimento per i principali editori indipendenti del panorama nazionale. Abbiamo fatto nostri altri lidi, preso a cuore maree isolate come la diversità, la scuola, i più deboli, le periferie, imparando da questi a rivolgere il nostro sguardo curioso più in basso possibile, perché è arrivando agli ultimi che tentiamo di arrivare – anche – a noi stessi”.
Questo, l’incipit presente sul sito web di Mar dei Sargassi, la casa editrice indipendente nata nel 2021 dopo anni di lavoro umano a stretto contatto con il territorio e con le sue fragilità, con le sue realtà culturali ma anche, e soprattutto, con la voglia di confrontarsi con tematiche spesso sepolte, che vivono nascoste dall’indifferenza delle persone.
Il suo Direttore Editoriale, Alessandro Campaiola, che incarna l’ideale della casa editrice, crede nell’importanza dell’editoria, dei contatti, dell’identità e di non lasciare nessuno indietro.
Alessandro, in molti sottolineano il periodo positivo registrato dai dati di vendite negli scorsi anni, ma come ci si sente a lavorare in editoria dopo due anni di pandemia e una guerra in corso?
«I dati migliori sono quelli del periodo pandemico, l’editoria ha avuto una forte accelerata anche se ora abbiamo registrato una leggera frenata. Indubbiamente il Covid ci ha tolto tanto, ma non ci ha tolto la voglia di sperare e di creare, prima con la rivista di carattere sociale e poi con il catalogo a cui stiamo lavorando. La nostra offerta editoriale è quella che vuole portare il lettore a riflettere su tematiche che i media non coprono. Tutto ciò che è al margine del dibattito vogliamo farlo diventare centro. Ecco perché è cosi importante parlare di genere, di razza, di orientamento sessuale e di minoranze. Per raggiungere una platea maggiore i social sono fondamentali. Alcuni movimenti e temi arrivano proprio da questo mondo, dove il confronto inizia. I social hanno un potere enorme ma bisogna saperli usare».
Il vostro catalogo affronta delle tematiche molto importanti, cosa vorresti sottolineare in merito?
Credo che i primi titoli da noi pubblicati, il primo in uscita a febbraio, il secondo ad aprile, siano più che rappresentativi. Il primo è legato al tema della violenza: “Milena Q., assassina di uomini violenti”, scritto da Elisa Giobbi, affronta il tema della violenza di genere da parte di una donna che, dopo essere stata abusata da diversi uomini, ha poi reagito nei confronti dei suoi aguzzini uccidendoli. L’autrice non cerca di giustificare Milena (il libro è tratto da una storia vera) ma di indagare su come una persona, dopo aver subito una violenza così efferata, cambi la sua indole. Il secondo libro è “Fat Phobia” di Sabrina Strings, che racconta dello sguardo occidentale legato ai canoni di bellezza, delle origini dello stigma razziale sul corpo femminile, di come si è arrivati al disgusto per il grasso ripercorrendo le tappe storiche, scientifiche e filosofiche.
Com’è quest’esperienza del primo Salone da casa editrice?
Il Salone è per noi una festa in cui potersi incontrare e confrontare con lettori e giornalisti (di cui facciamo parte). Quest’anno, assieme all’edizione dello scorso ottobre, noto un maggiore fermento rispetto a quelli scorsi, forse proprio per il clima che abbiamo vissuto e che tutt’ora stiamo vivendo. Come nuovi editori abbiamo approfittato di questa occasione per poter fare eventi, in particolare con il Salone OFF, dove abbiamo avuto l’opportunità di raccontare il nostro progetto al centro culturale Comala, che ci ha permesso di presentare al pubblico il nostro progetto, creando dibattito e scambio reciproco di idee e iniziative.
Si parla spesso di cultura e Meridione in relazione con il sociale, qual è la tua opinione in merito?
Da napoletano e da editore, penso sia fondamentale l’identità. Bisogna convincere le persone del Sud a credere che la situazione può cambiare, che nulla è destinato a restare fermo, immutato, impossibile. Napoli in questo è stata laboratorio, in particolare per risvegliare le coscienze. Fare rete è fondamentale per sviluppare la coscienza dei cittadini. Se le persone sono smosse, queste si interrogheranno sui temi e così ci sarà un continuo dibattito sulla scena culturale.