“Due anni fa, prima di mettere in scena la Turandot, ci siamo fermati a causa della pandemia. In questi ultimi giorni, quando abbiamo iniziato a mettere in scenda di nuovo la Turandot è iniziata la guerra”.
Sarà Ai Weiwei, artista e regista dissidente cinese, nonché storico attivista per i diritti umani, a dirigere la regia della Turandot al Teatro dell’Opera di Roma, dal 22 al 31 marzo.
Il celebre capolavoro di Giacomo Puccini, rimasto incompiuto a causa della morte del compositore nel 1924, incontra l’amore e la morte dell’attualità moderna, trasformandosi in una quantomai perfetta chiave di lettura della nostra realtà.
Una “Turandot politica”, che Weiwei ha curato nei minimi particolari in una regia a tutto tondo dell’opera, dai costumi alla scenografia, fino ai video.
“Questi due anni sono strati per me un’occasione preziosa per integrare nuove idee, un nuovo linguaggio e nuove immagini nella produzione di Turandot. Ora sento che questa produzione riesce molto bene nel rapportarsi ai classici, ed è una vera e propria opera musicale pucciniana letta in chiave moderna” ha dichiarato il regista, aggiungendo: “La mia Turandot è ancora legata all’idea classica dell’amore, dell’odio, della vendetta, e delle persone che cercano di realizzare qualcosa che è impossibile. E’ anche un’interpretazione dell’amore puro, il che significa che alla fine ci porta al sacrificio. Quindi Turandot è sempre basata sull’immaginazione e sulla realtà”.
“Attraverso quest’opera desidero farmi interprete del messaggio che Puccini ha voluto lasciare ai posteri negli ultimi istanti della sua vita, e cioè che l’amore alla fine è quel che conta più di ogni altra cosa”.
L’artista cinese, tra i più celebri del panorama contemporaneo, è al suo debutto con una regia teatrale. Nelle sue intenzioni questa sarà la sua prima e unica esperienza operistica.
Un dramma che presenta un forte legame non solo con il nostro presente, ma anche con il passato dello stesso Weiwei, che da giovane ha partecipato come comparsa (assistente del boia) alla Turandot di Franco Zeffirelli che venne eseguita al Lincoln Center, Metropolitan Opera a New York.
“La mia Turandot non è una favola, ma una interpretazione del nostro tempo” ha dichiarato Ai Weiwei in esclusiva a Rainews. “Dobbiamo difendere l’umanità attraverso l’arte. L’arte è pacifica ma anche pericolosa. Interpella il nostro concetto di amore, di dignità umana e di discriminazione. È necessaria in pace ma anche in guerra”.
L’opera, in scena al Teatro Costanzi, verrà trasmessa in diretta su Radio3 durante la prima di martedì 22 marzo, mentre andrà in onda su Rai5 giovedì 24 in prima serata. Un capolavoro figlio del suo tempo, eppure mai così attuale.
Questo allestimento di Turandot vede il ritorno sul podio del Costanzi della direttrice d’orchestra ucraina Oksana Lyniv, che torna al lirico capitolino dopo il debutto dello scorso maggio. Da allora la musicista ha avuto il privilegio di essere la prima donna a dirigere di Festival wagneriano di Bayreuth durante l’estate. Da gennaio la Lyniv è anche la nuova direttrice musicale del Teatro Comunale di Bologna.
Dopo lo scoppio della guerra in Ucraina, la Lyniv si è fatta portabandiera nel mondo musicale internazionale contro il conflitto che sta vivendo il suo Paese.
“Ad ogni prova mi trovo a ricordare i miei colleghi ucraini, perché l’ultima Turandot che ho diretto è stata quella al teatro dell’Opera di Odessa. E ora molti artisti, musicisti dell’orchestra, danzatori del balletto e cantanti del corso stanno imbracciando le armi, invece che gli strumenti, e stanno difendendo il nostro Paese. Dedicherò perciò questa produzione alla libertà dell’Ucraina” ha dichiarato la direttrice d’orchestra in un’intervista a Famiglia Cristiana, durante la conferenza stampa giovedì 17 marzo.
La musicista ha trovato nella direzione di quest’opera il simbolo e la forza per combattere a nome del proprio popolo contro la dittatura e contro la violenza russa in Ucraina.
“Turandot non sarà solo espressione delle mie lacrime e della mia profonda tristezza, ma sarà anche speranza per il futuro: che questa guerra venga fermata il prima possibile”.
“Penso che l’arte sia molto importante e che svolga un ruolo fondamentale nel relazionarsi ai problemi nella nostra società. Per me è davvero incredibile ed è un’occasione fantastica debuttare al Teatro dell’Opera di Roma, al fianco di Ai Weiwei”.
“Questa è un’opera particolare di Puccini, è la sua seconda grande opera concentrata sull’Asia, dopo madama Butterfly; qui lui ha trovato il suo linguaggio musicale e per me questo lavoro è sicuramente un passo in avanti verso il modernismo e la lingua moderna. Puccini ha cercato per molto tempo di trovare un lieto fine per quest’opera, ma non è riuscito nel suo interno e portarla a termine. Penso che ora, proprio grazie alle esperienze che stiamo vivendo in questo periodo, abbiamo l’occasione giusta per completare la sua opera originale”.