Deadline annuncia il ritorno di “Beetlejuice”, il film cult degli anni ’80 firmato Tim Burton.
A produrre il sequel è la Plan B di Brad Pitt, già produttrice di film di successo come “12 anni schiavo” (2013), “La grande scommessa” (2015), “Moonlight” (2016) e “Minari” (2020), vincitori, complessivamente, di 8 premi Oscar.
Secondo le indiscrezioni, a dirigerlo sarà proprio Tim Burton e, come protagonisti, torneranno Winona Ryder e Michael Keaton.
Nel 1988 la pellicola, con un budget di soli 15 milioni di dollari, era riuscita ad incassarne 75 a livello internazionale.
La popolarità del film condusse alla realizzazione di una serie tv animata dal titolo “In che mondo stai Beetlejuice?”, in onda sull’ABC; alla creazione di spettacoli teatrali ispirati — messi in scena nei parchi tematici degli Universal Studios — e persino alla realizzazione di un videogioco.
Nel film originale, secondo lungometraggio di Burton in assoluto (nonché quello che lo rese celebre in tuto il mondo), troviamo i cardini del suo cinema.
La black comedy, infatti, vuole essere una parodia, tanto dei film horror dell’epoca, quanto delle sitcom americane.
I personaggi sono stereotipati e viene messo in ridicolo il perbenismo borghese, proprio come accade in una delle sue pellicole successive, la favola dark “Edward mani di forbice” (1990)
In “Beetlejuice”, il punto di vista di Burton coincide con quello di Lydia, adolescente dall’animo gotico e dai pensieri suicidi, interpretata da Ryder.
Lydia, insieme alla sua famiglia (i Deetz), si trasferisce da New York in una piccola città, traslocando nella casa che, precedentemente, era appartenuta a due neo sposi: i Maitland, sfortunatamente morti annegati a causa di un un incidente.
I due coniugi, che in vita erano stati una coppia felice ed innamorata, dopo la morte, decidono di tornare in quella che era stata la loro abitazione e, per riappropriarsene, tentano di spaventare a morte i nuovi inquilini.
Tuttavia, i genitori di Lydia, radical chic newyorkesi, non sono minimante spaventati dai fantasmi, anzi, pensando bene di approfittarsene, li trasformano in un’attrazione per i loro amici sofisticati.
Tutto, allora, è ribaltato come nelle migliori commedie: adesso sono gli spettri ad essere perseguitati e a dover temere i vivi.
“Gli insensibili non si spaventano…”, asserisce Lydia.
A quasi metà film entra in scena Beetlejuice, interpretato da Keaton, un “bio-esorcista” che, sotto lauto compenso, si dichiara disposto ad aiutare i due fantasmi a sbarazzarsi della famiglia.
Nonostante la breve apparizione del personaggio (solo 17 minuti in un’ora e mezza di film), la sua caratterizzazione — uno spettro perverso, puzzolente e opportunista — è diventata iconica.
Il film, col suo stile grottesco ed espressionista, ha vinto un Oscar per il miglior trucco.
Ma anche la colonna sonora collabora a creare un’atmosfera divertente e sopra le righe.
Una delle scene più famose, entrata nell’immaginario collettivo dei cinefili, è quella della danza calypso sulle note di Day-O (Banana Boat Song).
A ballare e cantare sulle note del popolare canto giamaicano, ci sono i Deetz e i loro invitati a cena, tutti posseduti dai Maitland.
Originariamente, la sceneggiatura di Michael Bender era molto diversa dalla versione finale. La storia appariva decisamente più drammatica e vedeva in Beeteljuice un predatore sessuale, più cattivello e meno simpatico.
É stato Burton a far prendere al film un’altra direzione, concentrandosi sulle tematiche a lui care. A prevalere, infatti, sono la solitudine e l’estraniamento dal mondo sperimentati da Lydia, la quale trova nei Maitland degli amici che la comprendono e non la fanno sentire diversa.
Nel 1990 è stato annunciato il seguito, “Beetlejuice Goes Hawaiian” , che, similmente al primo capitolo, vedeva la famiglia Deetz dar fastidio agli spiriti hawaiani e l’intervento provvidenziale di Beetlejuice.
Nonostante l’annuncio, Burton, impegnato con il suo “Batman” , ha rinunciato al soggetto ma, dopo ben 34 anni, il regista potrebbe finalmente dar vita al beach movie gotico.