Salvati – in parte – i correntisti del colosso bancario russo Sberbank in Europa, che opera con filiali in Germania, Austria, Croazia, Cechia, Slovenia, Bosnia-Erzegovina, Ungheria e Serbia.
Il 1° marzo Il Comitato di Risoluzione Unico (Single Resolution Board in inglese) – organo dell’UE deputato alla risoluzione delle crisi bancarie ritenute d’impatto sistemico per l’eurozona – ha emesso un comunicato stampa con cui annuncia il trasferimento delle 100% delle quote delle branche croata e slovena della Sberbank rispettivamente alla Hrvatska Poštanska Banka ed alla Nova Ljubljanska Banka, istituti di credito locali ritenuti sufficientemente solidi. Le filiali sono riaperte al pubblico dal 2 marzo.
Tale cambio di proprietà operato d’imperio è definito “Sale of business tool”, ma l’operazione aveva visto attuarsi anche altre misure: tetti ai prelievi, chiusura delle filiali, sospensione dei pagamenti, tutela dei diritti di escussione e recesso, il tutto in accordo con le autorità amministrative indipendenti di vigilanza bancaria e dei mercati di Austria, Croazia e Slovenia.
Con la sottrazione del controllo al Gruppo Sberbank, spiega il SRB, si è evitato che il potenziale fallimento bancario dovuto alla carenza di liquidità coinvolgesse tutti i correntisti (bail-in), ma anche i contribuenti (bail-out), evitando il propagarsi di una crisi del credito che mettesse in difficoltà le economie di Croazia e Slovenia.
In Austria, invece, dove ha sede proprio la capogruppo europea Sberbank Europe AG (operante anche per la Germania), ma dove gli effetti del fallimento sarebbero inferiori, si è ritenuto di affidarsi all’autorità nazionale per la vigilanza del mercato, mobilitando eventualmente il fondo di tutela per i soli correntisti fino a 100k€.
La risoluzione segue il comunicato del 27 febbraio scorso con cui il SRB – poi seguito dalla BCE – aveva dichiarato prossime al fallimento (“failing or likely to fail”) la capogruppo europea Sberbank Europe AG e le sue controllate Sberbank d.d. (Croazia) e Sberbank Banka d.d. (Slovenia) a causa dell’improvvisa crisi di liquidità per la corsa ai prelievi, dovuta a sua volta alla crisi ucraina. Il fallimento era stato stimato non evitabile.
Le garanzie scattate per l’Eurozona non si applicano, tuttavia, agli altri Paesi europei in cui Sberbank è presente, nonostante la BCE si stia coordinando con le autorità di vigilanza locali.
Sberbank in Europa è la principale banca dei russi residenti all’estero e visti investimenti ed asset per 13,6 mld €, il gruppo ricade nella direttiva europea sulle crisi bancarie del 2015.
Sberbank Europe AG (ca. 4mila dipendenti) è controllata al 100% dal colosso creditizio russo PJSC Sberbank, la più grande banca russa, fondata nel 1841. In patria, il gruppo (-65% in borsa il 28 febbraio) è utilizzato storicamente per pagare gli stipendi dei dipendenti statali ed è afflitto attualmente da corsa agli sportelli ed esclusione dai circuiti di pagamento internazionali che ne compromettono seriamente solvibilità e solidità patrimoniale, con rischio per la Russia intera di collasso finanziario e del sistema di previdenza sociale.
Il 50,1% di PJSC Sberbank è detenuto infatti dal FNB, il fondo sovrano gestito dal Ministero russo della Finanza. Costituito nel 2008, il FNB reinveste principalmente risparmi pensionistici dei cittadini, con una dotazione equivalente a 174,90 mld $ (10,2% PIL).