Guerra Ucraina, le parole di Papa Francesco: azione ed orazione, unità e pace

LE PAROLE DI UN PONTEFICE DELLA CHIESA NELLA CRISI INTERNAZIONALE: AZIONE ED ORAZIONE, UNITÀ E PACE

Tuona con l’antico carattere grassetto, ed in diverse lingue, l’Appello di Francesco per la situazione di crisi fra Russia e Ucraina. Poche asciutte parole dall’aula Paolo IV in Vaticano, quelle del sommo pontefice della Chiesa Universale, il quale, come gli altri vertici internazionali, e soprattutto nella sua qualità di massima autorità religiosa, ha espresso sincero e grande dolore per il deterioramento della crisi fra Russia e Ucraina. 

Non cita mai la Russia.

“Ho un grande dolore nel cuore per il peggioramento della situazione Ucraina” e definisce poi gli scenari allarmanti.

Il Sommo Pontefice nelle sue parole, questa volta, ci ricorda il tono grave delle parole del dolce e distaccato Benedetto XV o del grave e ieratico Pio XII, i regnanti al Soglio Petrino durante i due conflitti mondiali dello scorso secolo.

Responsabilità politica, esame di coscienza, preghiera: parole tonanti di fede e società, che il Papa utilizza per appellarsi a tutte le parti coinvolte, agli organi politici, ai governanti.

Infine, si rivolgei a credenti e non credenti: “vorrei appellarmi a tutti, credenti e non -dice Bergoglio al termine dell’udienza generale- invito tutti a fare il 2 marzo, mercoledì delle Ceneri, una giornata di digiuno per la pace”.

E proseguendo: “incoraggio in modo speciale i credenti perché in quel giorno si dedichino intensamente alla preghiera e al digiuno. La Regina della Pace preservi il mondo dalla follia della guerra”.

L’appello a deporre l’uso della belligeranza e delle armi si associa quindi a una azione di sacrificio e santificazione: sostanziati nella preghiera e nel digiuno

In questi primi giorni dopo l’accrescimento delle tensioni nel panorama politico internazionale, con le forze della NATO da un lato uniti ai vertici di Kiev e la Russia di Putin, isolata diplomaticamente ma forte delle proprie azioni, in molti luoghi, anche in Italia, in molte diocesi e chiese, si sono iniziati ad organizzare raduni oranti, assemblee di preghiera, fiaccolate ecumeniche, in cui invitare tutti a pregare per la pace.

Molti tuttavia hanno altresì criticato il Papa: “a cosa servirebbero digiuni e preghiere davanti a una situazione simile?” Così si è sentito dire in varie sedi e nei social network.

Al di là di ogni formalismo o legalismo, il digiuno va considerato come una azione spirituale che consente di predisporre la personale attenzione spirituale del cristiano sulla preghiera e su Dio. Nei vangeli il digiuno è imposto ai seguaci di Cristo non come privazione ma come esercizio di dedizione ed addirittura da svolgere con animo positivo e per di più allegro. In tal caso, l’azione di preghiera vuole senza dubbio avere l’effetto di una predisposizione alla speranza di una pace internazionale, affinché questa giunga presto: il Papa non ha esitato ad emettere questo accorato appello.

Ci sovviene in queste gravi ore la supplica di Benedetto XV, la cui espressione è riportata in ogni volume di storia moderna, ove con risalto si lascia emergere la sua Nota, pubblicata il 1 agosto 1917, contro la guerra che all’epoca venne definita una “inutile strage”; oppure ancora ci sovviene il Pastore Angelico, Pacelli, quando esordì nell’omelia pasquale parlando della Pace dell’umanità.

All’orazione però Papa Francesco accosta sin da subito l’azione diplomatica, in prima persona: si è recato questa mattina, 25 settembre, in visita all’Ambasciata russa presso la Santa sede, dove si è detto in estrema preoccupazione per una crisi che nel labiale e nella memoria di molti assume le sembianze di una espressione solo “sibilata”: guerra mondiale.

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