Più di 80 anni dopo l’Europa ripeterà l’appeasement di Chamberlain?
Si è conclusa domenica 20 febbraio la Conferenza di Monaco sulla Sicurezza Internazionale che per la prima volta dopo 20 anni non ha visto la partecipazione della Russia. Il più grande forum di sicurezza internazionale, che si tiene ogni anno dal 1963 riunendo oltre 70 paesi, è stato ideato da Ewald-Heinrich von Kleist-Schmenzin. Il 20 luglio 1944 Von Kleist tentò insieme ad altri militari un golpe contro Adolf Hitler con lo scopo di instaurare successivamente un regime che avesse il compito di negoziare una pace separata con gli Alleati al fine di evitare la disfatta militare tedesca. Come si può immaginare, il golpe fallì: 7.000 persone arrestate e 4.900 condannate a morte dalla Gestapo. Von Kleist, finita la guerra è sfuggito ai nazisti, nel 1962 fonda la Wehrkundetagung, antesignana dell’attuale Conferenza di Monaco, che negli anni diventò sempre di più un punto di riferimento globale. Tuttavia, bisogna fare un passo indietro nella storia per capire il perché questa Conferenza si tiene proprio nella città di Monaco di Baviera. Tra il 29 e il 30 settembre 1938, proprio in questa città, si tenne la conferenza prebellica tra Germania, Italia, Francia e Gran Bretagna. Per mantenere una stabilità in Europa, a questa Conferenza venne “concesso” ad Hitler di annettere gran parte della Cecoslovacchia. Le potenze europee credettero di aver raggiunto una sorta di accordo per il mantenimento della pace nel continente. In realtà, questa stabilità si rivelò illusoria: dopo questa conferenza, infatti, si verificarono una serie di eventi che portarono allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale. Pertanto, la Conferenza di Monaco del 1938 rappresenta un momento chiave: il fallimento plateale della politica dell’appeasement verso Hitler, politica sostenuta convintamente dal Premier britannico Neville Chamberlain. Perciò l’attuale Conferenza di Monaco sulla Sicurezza Internazionale nasce con l’idea di “cancellare” lo smacco di quel settembre del 1938 al fine di discutere di sicurezza tra grandi potenze e il resto del mondo.
La prospettiva di un’ulteriore invasione russa dell’Ucraina porterà ad una rinascita a lungo termine dell’Occidente o si ripeterà un altro appeasement da parte dei leader europei? Questa è la grande domanda su cui bisogna riflettere dopo la tre giorni sulla Sicurezza di Monaco.
Questa è l’impressione che ha sollevato Volodymyr Zelensky, il Presidente ucraino, che ha proprio accusato l’Occidente di appeasement. “È stato qui 15 anni fa (2007, ndr) che la Russia ha annunciato la sua intenzione di sfidare la sicurezza globale”, ha detto Zelensky sabato a Monaco. “Che cosa ha detto il mondo? Appeasement. Risultato? Almeno l’annessione della Crimea e l’aggressione contro il mio stato”.
L’assenza della Russia è stata minacciosa, un simbolo di un’Europa appena divisa. Annalena Baerbock, il ministro degli esteri tedesco, ha posto la scelta di fronte al continente in modo netto: o un “sistema di responsabilità congiunta per la sicurezza e la pace” o “sfere di influenza”, che ha paragonato alla divisione dell’Europa in sfere alleate e sovietiche a Yalta nel 1945. Con il riconoscimento dei separatisti da parte di Putin in diretta internazionale e giorni prima il Primo Ministro britannico Boris Johnson che accusa Mosca di pianificare “la più grande guerra in Europa dal 1945”, il riferimento della signora Baerbock a Yalta non sembra fuori luogo. I commenti del presidente ucraino Zelensky sui pericoli dell’appeasement erano un’allusione a un minaccioso discorso a Monaco nel 2007 del presidente russo Vladimir Putin. Un anno dopo a Bucarest, in Romania, i leader della NATO hanno rilasciato una dichiarazione al vertice dicendo che l’Ucraina e la Georgia, una volta parte dell’impero sovietico, “diventeranno membri della NATO”. Non dissero come o quando. Da allora Putin ha intrapreso azioni militari in Georgia e Ucraina per congelare i paesi NATO in un limbo strategico, mentre aspettava il suo momento per “vendicare” l’umiliazione percepita della Russia da parte dell’Occidente dopo la fine della guerra fredda.
Paesi come la Germania sono terrorizzati dal fatto che, se gli europei attuano tutte le sanzioni previste troppo presto e queste misure non funzionano, potrebbero essere chiamati a intraprendere azioni più “scomode”. Il desiderio di mostrare un fronte unito può essere abbastanza forte da superare queste differenze, ma Putin cercherà senza dubbio di sfruttarle.
Tuttavia, ci sono divisioni più fondamentali che saranno più difficili da colmare nel lungo periodo.
La prima divisione è quella tra l’ordine europeo e l’ordine globale. L’ultima guerra fredda è stata uno scontro tra gli Stati Uniti e l’Unione Sovietica, una superpotenza globale con un’agenda ideologica che minacciava il mondo libero. Il teatro centrale di quello scontro era la Germania, un paese di enorme importanza negli affari globali. Al contrario, il confronto attuale è con la Russia, si concentra principalmente sull’Ucraina, una nazione orgogliosa ma che è solo alla periferia della competizione globale (anche se la rivalità potrebbe estendersi ad altri luoghi secondari nei Balcani, in Medio Oriente e in Africa).
La sfida della Russia è reale ma, strutturalmente, la Cina rappresenta una minaccia molto più grande per il ruolo globale dell’America. Per questo motivo, la svolta indo-pacifica nella politica estera americana si dimostrerà irresistibile e qualsiasi amministrazione statunitense si preoccuperà che, se viene richiamata in Europa, questo incoraggerà Pechino a testare il potere americano in Asia (proprio come Putin lo sta testando in Europa, ora che gli Stati Uniti stanno cercando di spostare la loro attenzione altrove). L’esercito statunitense probabilmente non ha le capacità per condurre una guerra su due fronti contro i suoi più forti rivali. Inoltre, l’approccio del presidente Joe Biden alla crisi ucraina è impopolare in patria: secondo i risultati di un sondaggio diffuso da Bruce Stokes del German Marshall Fund, solo il 34% degli americani lo approva, con il 55% dei repubblicani e il 61% degli indipendenti che dicono che gli USA dovrebbero “stare fuori” dall’Ucraina.
La paura del coordinamento russo-cinese su Ucraina e Taiwan renderà interessante per Washington cercare di contenere e de-escalation i conflitti in Europa. È difficile immaginare che l’amministrazione Biden firmi un “Yalta bis”. L’impegno retorico dei leader americani a Monaco non dovrebbe cullare gli europei nel pensare che la contesa con la Russia sarà un filone centrale della politica estera statunitense.
Una delle conseguenze di questa crisi sarà un senso molto più chiaro dei confini dell’Occidente. L’amministrazione Biden ha chiarito che le garanzie di sicurezza militare si applicano solo ai membri della NATO, mentre il massimo che farà per proteggere gli altri paesi sarà imporre sanzioni, fornire attrezzature militari e impegnarsi nella diplomazia. L’espansione della NATO (a qualsiasi stato che non sia la Finlandia e la Svezia) è definitivamente fuori discussione. Questo è probabilmente vero anche per l’UE. Allo stesso tempo, l’Occidente vorrà dimostrare che l’impegno a difendere i suoi nuovi confini definiti è davvero “di ferro”, come ha detto il vicepresidente degli Stati Uniti Kamala Harris a Monaco.
Ci sarà probabilmente un nuovo dibattito sul riarmo in Europa, specialmente se la Russia posiziona armi nucleari in Bielorussia. Questo significherebbe quasi certamente la fine dell’Atto di fondazione NATO-Russia, che vieta il dispiegamento di truppe e di armi nucleari nei paesi dell’Europa orientale. Chi è dentro e fuori da questo piccolo ma consolidato Occidente – e le regole di ingaggio – è ancora da determinare. Per esempio, la Turchia sarà ancora in grado di bilanciare le sue relazioni con la Russia e l’Occidente? E l’Ungheria di Viktor Orban?
Potrebbe essere allettante per gli europei contare sul sostegno dell’America e accettare che l’ordine di sicurezza europeo venga discusso e ridisegnato sopra le loro teste. Ma piuttosto che celebrare un ritorno del vecchio Occidente, i leader europei che escono dalla Conferenza sulla Sicurezza di Monaco di quest’anno, dovrebbero concentrarsi sul ruolo che avrà l’Occidente e in primis l’Europa dopo questa crisi.