La rivoluzione apocalittica

L’Apocalisse di  San Giovanni sarà il tema centrale della nuova edizione del Festival Biblico, promosso dalla Diocesi di Vicenza e in programma nei mesi di maggio e giugno 2022.

L’opera, posta in conclusione del Nuovo Testamento, dà il senso a tutta la Bibbia, inscrivendola in una logica di attesa e rivelazione.

L’apocalittica, dal greco ἀποκαλύπτειν , “svelare cose recondite, segrete”, è un genere letterario (II secolo a.C.-II secolo d. C.), prima giudaico poi cristiano.

Questa letteratura vuole essere rivelativa di qualcosa d’ulteriore a quanto già conosciuto, nello specifico, dei misteri divini.

La prospettiva apocalittica intesa come fiducia, quindi, fede in un futuro di progresso, ha influenzato profondamente la cultura occidentale.

Tutto ha inizio col senso di sconfitta politica del popolo d’Israele, sottomesso al potere di assiri, caldei e greci, nonché con la speranza di una rivincita ultraterrena.

Da qui deriva l’attesa di un Redentore, che finalmente liberi gli ebrei dalla loro umiliazione.

Il Cristianesimo riprende questo messaggio di salvezza, indirizzandolo a tutta l’umanità.

Come profetizza l’ “Apocalisse”, Cristo, dopo essersi incarnato in Gesù di Nazareth e aver predicato nel nome di Dio, tornerà per essere il sovrano di una nuova Gerusalemme terrena: La Gerusalemme dei giusti.

Le vittime, i perseguitati, gli ultimi nella scala sociale avranno il loro riscatto prima che venga il Giudizio universale e il Regno eterno divino.

Le società moderne cristianizzate, quindi, interpretano la storia come un lungo cammino in continua evoluzione, per cui il meglio è sempre a venire.

Nel periodo che si estende dalla prospera età dell’oro, all’età del ferro (VIII secolo a.C.) —epoca di ingiustizia e sofferenza—, La cultura greca e pagana ha creduto, invece, nell’involuzione storica.

L’incontro tra filosofia greca e religione cristiana determina la secolarizzazione del cristianesimo, e una rivoluzione sociologico-culturale.

L’aspettativa positiva per il futuro non consiste più nell’avvento di un Messia, Salvatore delle anime, ma nello sviluppo tecnologico, economico, politico, civile.

Il concetto dinfinito diventa, così, centrale; Dio è infinito come infinito è il perfezionamento umano.

Se ancora, la classicità vedeva nella finitezza la perfezione, l’ordine del cosmo, il pensiero cristiano afferma che la fede, come l’amore, devono essere infiniti.

La ricerca di risposte, la ricerca di Dio, non può avere un punto.

Allora, la predicazione cristiana è apocalittica perché rivoluzionaria. Perché non si pone limiti.

Perché può essere messa in discussione in ogni momento. Perché insegna a protendersi al di là, oltre i confini, ad aprirsi al mistero, a quello che non si conosce ma non si smette di inseguire.

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