Il ruolo dello Zoo-keeper – Una figura tra animali e pubblico

In Italia, il ruolo dello zoo-keeper è sempre stato richiesto nelle strutture zoologiche, semplicemente non sono mai stati presi in considerazione tantissimi aspetti del lavorare con gli animali. Tra la maggior parte dei dipendenti, sono sempre stati presenti sia coloro che fanno unicamente della mera attrazione, sia chi ha prodotto – e tutt’ora produce – della vera ricerca scientifica e di conservazione. Quindi, ognuno si è se sempre mosso per conto suo, con i suoi propri scopi. Parlando degli inizi del secolo, anche il circo poteva essere considerato una prima forma di lavoro e di formazione per il keeper (questo perché si richiedeva del personale di manovalanza). Adesso la competenza richiesta è sempre maggiore,  perché gli standard degli zoo si sono molto innalzati e prevedono, oltre ad un’attenzione maggiore da dare agli animali, una sorta di sensibilizzazione del pubblico che viene a visitare uno zoo.

A spiegarcelo è Andrea Spinelli, uno zoo-keeper del bioparco di Roma, nell’intervista seguente.

Quale tipo di lavoro svolge uno zoo-keeper?

«Se vogliamo dargli un termine esatto in italiano, lo zoo keeper è il “custode degli animali”, quindi, la nomina di animal-keeper o zoo-keeper, in realtà, dovrebbe essere data a tutti coloro che, a seconda del proprio ruolo, fanno parte dell’ambito lavorativo dello zoo. Questo perché vi è una  differenziazione fra animali da reddito, animali domestici – per la maggior parte– e animali selvatici. Diciamo che lo zoo è caratterizzato principalmente da animali selvatici. Quindi in questo caso, gli  zoo-keeper sono il braccio esecutore della direzione dello zoo o di un bioparco. Inoltre, essi sono gli occhi che, osservando il comportamento degli animali, forniscono un rilievo giornaliero sulle loro condizioni, anche per quanto riguarda il campo veterinario. Ovviamente viene chiesta la competenza necessaria affinché possa valutare tutte le situazioni in cui l’animale si trova nel suo exhibit, poiché la vita giornaliera degli animali è scandita da alcune fasi che iniziano con il risveglio e si concludono con la messa per la notte. Il keeper deve essere preciso, meticoloso e abbastanza scientifico: non deve farsi influenzare da fattori esterni o personali e deve mirare essenzialmente al benessere dell’animale, cioè fare di tutto affinché l’animale abbia un welfare ottimale, sia fisiologico che psicologico.

Principalmente un Keeper, che viene assunto come guardiano di animali, ha il compito di  avere cura degli animali attraverso la pulizia meticolosa dell’ambiente in cui essi vivono. A volte è richiesto di fare prelievi e di somministrare medicinali, dando anche una mano al veterinario. Infatti, conoscendo e sapendo come interagire con lui, lo zoo-keeper può riuscire a calmarlo durante un controllo. 

L’animal-keeper non è solo il guardiano ma anche il compagno con cui l’animale condivide praticamente tutta la sua vita.»

 Come si fa a diventare uno zoo-keeper?

«Negli zoo italiani, il keeper è colui che parte con ottima predisposizione allo stare con gli animali, anche se non viene assolutamente richiesta l’empatia per qualsiasi tipo di animale con cui si lavora (nonostante  la maggior parte  dei keeper si avvicini a questo lavoro proprio per questo motivo).

Il percorso di formazione da seguire per prepararsi a questo lavoro si divide in  diversi step, il primo dei quali è il corso di studi; corso che, in Italia, per quanto riguarda i curatori di animali per trasporti, eventi e mostre, non è riconosciuto se non dall’Asl. In seguito, è necessario seguire un corso pratico che, in Europa, di solito  viene visto come volontariato all’interno dello zoo. 

La preparazione culturale e didattica del guardiano  è un bagaglio importante ma non sempre richiesto perché, essendo lo zoo-keeper un braccio esecutore, l’importante è che abbia le idee chiare su come comportarsi e su come dirigere gli altri  keeper se necessario. 

Ovviamente, sul campo si deve saper valutare la situazione, conoscere l’animale; col tempo, bisogna accumulare quanta più esperienza possibile, imparare a conoscere e intuire le situazioni di pericolo e di stress che portano gli animali ad agire in maniera diversa dal solito e, magari, trovare delle soluzioni grazie alla collaborazione con la direzione dello zoo, che segue delle linee guida specifiche preposte a questi scopi.

Ci sono documenti e testi, la maggior parte in inglese, che possono dare delle dritte e delle informazioni interessanti, come: “Wild Mammals in captivity” e “Animal training”  molto gettonati nei corsi esteri.»

Qual è la parte più difficile del fare lo zoo-keeper

La parte più difficile del lavoro è la necessità di una presenza continua, a volte con orari di riposo altalenanti. Gli animali, infatti, non hanno orari o giorni di riposo; hanno i loro ritmi ed è necessario accudirli continuamente. Lo zoo ne è consapevole,  ed è proprio per questo motivo che  prepara il keeper ad affrontare queste realtà.

Quando nascono dei piccoli avvoltoi, aquile e altri volatili, ad esempio, è necessario imboccarli anche a tarda notte, perciò si fanno ronde, cambi notturni e si rimane accanto a loro anche tutta la notte. Ciò accade anche quando un animale viene anestetizzato; si sta accanto a lui e lo si accompagna per tutta la degenza, anche dopo l’orario di lavoro. Lo zoo, naturalmente, è consapevole dell’importanza del keeper in questi momenti (e non solo), ed è proprio in virtù dei suoi compiti che il guardiano occupa una categoria lavorativa  a parte all’interno della struttura. 

Il ruolo dello zoo-keeper è una vera e propria missione, per la quale delle volte si è persino portati a fare dei sacrifici in ambito sociale e familiare; rinunciando ai classici giorni festivi, per esempio. 

Qui entra in gioco la direzione Zoologica che deve avere un buon planning anche per queste situazioni, permettendo al keeper di prendere fiato e godere dei suoi giorni di riposo. Ogni giorno ci sono tabelle di marcia abbastanza serrate. Infatti  un keeper, in una giornata, può lavorare anche con 20 animali, i quali vanno sfamati, accuditi e allenati, anche più ore al giorno. 

Diciamo che la stanchezza a fine settimana si fa sentire e, da questo punto di vista, è un lavoro faticoso. È importante che la struttura gestisca bene i momenti di riposo, perché sono essenziali per il benessere del lavoratore e per il buon svolgimento dei suoi compiti di guardiano.»

Perché gli zoo stanno diventando sempre più importanti per la conservazione? 

«Verso gli anni 2000, la missione degli zoo è decisamente cambiata. È stato confermato, infatti, che le strutture zoologiche devono far parte di un’altra realtà; una realtà definita e responsabile, che non è più quella della mostra faunistica.

Esse, tramite i nuovi mezzi di comunicazione, devono portare alla sensibilizzazione del pubblico sull’importanza della salvaguardia degli animali. È il loro focus principale. 

Tutto questo, ha portato gli zoo e la ricerca scientifica ad incentrarsi sul perché decidiamo di occuparci di queste specie, come dobbiamo salvaguardarle e sui possibili metodi da utilizzare per sensibilizzare al meglio il pubblico sui pericoli che corrono gli animali nelle loro zone Native.

Del costo del biglietto, una parte è sempre devoluta alla ricerca scientifica; essa è necessaria a dare sostegno a tutte le realtà che combattono per il bene e la salvaguardia degli animali all’interno dello zoo stesso.»

Attraverso le parole di Andrea capiamo che, in questo ambito, la ricerca è in continuo progresso. Ricercatori e strutture zoologiche stanno cercando di tappare tutte le falle che ci portiamo appresso dal tempo dei circhi itineranti; falle che stanno vedendo la luce solo nell’ultimo periodo, grazie a linee guida e corsi ideati con il proposito far assumere ad ogni zoo una nuova prospettiva unificata, dedita alla salvaguardia e alla divulgazione. 

Ma non sono solo le strutture zoologiche a cambiare prospettiva, infatti, anche le persone stanno cambiando: sono più portate alla curiosità, a chiedersi che tipo di lavoro si svolge in questo tipo di ambienti e,  soprattutto, in cosa consiste davvero la figura del guardiano, che sta diventando, sempre più, il vero tramite tra il pubblico e la realtà zoologica. Attraverso il supporto di esperti, che vengono allo zoo proprio per parlare di queste tematiche, è possibile imparare molto. E ciò è dovuto, principalmente, grazie alla loro esperienza sul campo e con gli animali; sul comportamento che essi assumono in cattività ma anche immersi nel loro habitat naturale.  

2 Commenti

  1. Anche io non ho ben chiaro quali sono dei corsi di studio, che , seppur non specifici, possano fare avvicinare a questa figura di keeper, oltre il volontariato iniziale.

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