Ucraina – Russia: è guerra?

Arriva oggi la notizia della superpotenza USA e del Regno Unito della loro volontà di far evacuare le famiglie diplomatiche dall’Ucraina. Una decisione che lascia un po’ perplessa l’UE, che non trova un motivo valido per condividere questa mossa. A meno che sia gli USA sia l’UK non sappiano qualcosa che noi altri non immaginiamo…

Pertanto, per l’UE rimangono aperti i negoziati con l’Ucraina e si continua a preparare un forte pacchetto di sanzioni nei confronti della Russia, che continua a sostenere di fare semplicemente delle esercitazioni sulla neve a pochi passi dalla frontiera.

Sappiamo tutti che questo non è il vero motivo della presenza delle truppe russe al confine con l’Ucraina, ma l’intento è fermare l’espansione della NATO nel (vecchio) territorio (di influenza) russo. È noto, ormai, da tempo che l’Ucraina vuole entrare a far parte della NATO e permettere, in questo modo, alla superpotenza occidentale USA di avere più territorio di intervento. Uno scontro, quasi a dire, inevitabile: se i paesi occidentali non fanno un passo indietro, coerenza vorrebbe che le truppe del Cremlino intervenissero. Dunque, ecco che si assisterebbe alla seconda Guerra Fredda tra le due superpotenze ricordando come allora la volontà di dividere il “vecchio continente”.

Dei paesi occidentali, due rimangono un po’ ai margini: la Francia che spinge l’UE ad aprire seriamente un dialogo con la Russia, e la Germania che rimane in disparte e invita alla prudenza ponendo con attenzione la questione delle sanzioni. Analizziamo bene quest’ultima potenza.

La Germania ha sempre avuto un rapporto di stima reciproca con la Russia, soprattutto nell’era Merkel. In particolare, sulla questione dell’esportazione del gas da oriente ad occidente. Infatti, è grazie alla Merkel che ad oggi esiste l’accordo per l’esportazione del gas in Occidente grazie al nuovo gasdotto North Stream 2, progetto che unisce le coste tedesche con quelle russe senza passare per il territorio ucraino.

Carta gasdotti North Stream e North Stream 2

Inaugurato l’8 novembre 2011 dalla cancelliera tedesca Angela Merkel, dal Presidente russo Dmitrij Medvedev e dal Primo ministro francese François Fillon, il North Stream 1 è il tubo sottomarino più lungo al mondo. Ricopre 1222 km fra la russa Vyborg e la tedesca Greifswald ed ha una capacità di 55 miliardi di metri cubi annui. Attraversa il Mar Baltico e trasporta direttamente il gas proveniente dalla Russia in Europa Occidentale, passando per la Germania. Il North Stream gode dal 2000 dello status del progetto prioritario nel quadro delle Reti Trans – Europee dell’Energia (TEN – E, acronimo inglese), ovvero è uno dei progetti di fondamentale importanza per la sicurezza dell’approvvigionamento.

Nonostante questo, ha suscitato molte critiche degli Stati Uniti, soprattutto nelle ere di Barack Obama e Donald Trump, che hanno dichiarato l’alleanza con la Russia come una conseguente forte dipendenza dell’intera Europa al gas russo. Dunque, la contesa tra le due superpotenze non ha intenzione di arrestarsi neanche di fronte all’oro blu. Non dimentichiamoci, però, che questo è anche una conseguenza diretta alle tante manifestazioni (corrette) di ambientalisti che si mostrano fermamente contrari alla creazione di gasdotti perché potrebbero mutare il sistema ambientale. Ma in qualche modo dobbiamo pur vivere…

Dal settembre 2018 è in costruzione il North Stream 2, parallelo al primo segmento con partenza però dalla russa Ust – Luga. Una volta in funzione, raddoppierà il gas trasportato. Dunque, è una carta jolly per Mosca considerando che il 40% di gas consumato nell’UE proviene dalla Russia. A metà novembre 2021, la Bundesnetzagentur, l’agenzia tedesca delle reti energetiche, pubblica la notizia dell’interruzione provvisoria dell’iter burocratico per l’approvazione del North Stream 2, a causa di un presunto intoppo legale per il rilascio della certificazione. L’intero processo di approvazione dovrebbe prolungarsi fino all’estate 2022 considerando, da parte dei russi, che ci potrebbero essere altri tentativi americani di ostacolare la buona riuscita dell’accordo.

La prudenza della Germania, perciò, non è una richiesta tanto insensata. Se dovesse venire a mancare questo accordo ne risentirebbe l’intero continente. Il nuovo cancelliere tedesco Scholtz ha ribadito quanto già detto dalla Merkel, ovvero che il progetto del nuovo gasdotto va portato avanti a prescindere dalle discussioni politiche, trattandosi di un progetto molto importante per l’intera umanità. Un concetto ribadito e apprezzato molto anche dalla Russia che convoglia il gas tramite gasdotti che attraversano l’Ucraina, alcuni risalenti all’epoca sovietica. La Germania ha fatto notevoli investimenti nelle energie rinnovabili con l’obiettivo di chiudere molte centrali di carbone entro il 2038. Intanto, si cercano accordi con il Qatar per forniture sostitutive all’Europa nel caso in cui si dovrà assistere ad una guerra con l’Ucraina.

La situazione è in continuo divenire e ci si può aspettare di tutto nei prossimi mesi, ma non si è considerato una questione molto di notevole rilevanza: il sensibile aumento del prezzo del gas provocato, secondo gli esperti, dalla crisi diplomatico legata al North Stream 2, dal Covid19 e dalla crisi energetica globale. L’aumento è del 50% sul prezzo della materia e l’Italia è al sesto posto dietro Svezia, Paesi Bassi e Danimarca per il rincaro. Mentre nel mondo si gioca a battaglia navale, l’Italia deve trovare una soluzione al problema che riguarda intere famiglie e imprese. Proprio in questi giorni di grande trambusto per le elezioni al Quirinale, Draghi sta valutando nuove misure economiche per fronteggiare l’ennesima emergenza che ha gettato il paese in una grande preoccupazione. Perché ne mancavano di preoccupazioni in Italia!

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