Ylenia Lucaselli (FdI): “Il reddito di cittadinanza misura inutile. Il vero tema è il lavoro”

Ylenia Lucaselli, avvocato e imprenditrice di successo, oggi parlamentare di Fratelli d’Italia alla Camera dei deputati.

Buongiorno Onorevole, e grazie per essere qui con noi. In questi periodo non si placa la discussione politica intorno al reddito di cittadinanza. Pesanti le accuse mosse dalle opposizioni, che lo ritengono una misura meramente assistenzialistica che però ha portato molti consensi al Movimento 5 Stelle, soprattutto nelle regioni del sud. Quale è la sua posizione?

Il reddito di cittadinanza fonde due questioni che per me sono profondamente diverse, da un lato il welfare dall’altro l’inserimento nel mondo del lavoro. Il reddito di cittadinanza non dà soluzioni a nessuna delle due problematiche, anzi, creerà confusione dilapidando denaro pubblico in qualcosa che non aiuterà nessuno. Oggi, il vero problema in Italia, è la mancanza di lavoro. Le aziende hanno bisogno di lavoratori specializzati e con il metodo scelto dal 5 Stelle è impossibile creare quella specializzazione necessaria per essere competitivi nel mondo del lavoro. Questa manovra non è altro che una mancetta elettorale in vista delle prossime elezioni europee.

Possiamo dire che il vero tema  da affrontare è il lavoro?                       

Esattamente, il vero tema è il lavoro. Ma questo non può essere creato dallo Stato, che però può essere di supporto per le aziende. Se vogliamo rimettere il mercato italiano al centro dobbiamo sostenere gli imprenditori.

Come?

Sicuramente con una politica fiscale agevolata, una politica che elimini le tasse, per esempio, sugli investimenti. Non andando a gravare le aziende con ulteriori oneri, come è successo con l’inserimento della fatturazione elettronica. Poi bisogna sostenere le aziende affinché producano e assumano. Ma questo è possibile solo se c’è una politica fiscale che le agevoli. Stiamo vedendo come invece le imprese vengano giornalmente martoriate, con chiusure di stabilimenti storici.

In questi giorni c’è stata la protesta dei pastori sardi. Ma oltre agli aiuti di Stato promessi, se vogliamo realmente aiutare quei produttori a vendere al prezzo giusto, non solo c’è bisogno di una mediazione con le aziende che poi acquistano quel latte, ma c’è bisogno di rendere competitivi quegli allevatori, e per fare ciò lo Stato deve mettere loro a disposizione gli strumenti per rendere le loro aziende moderne, capaci di stare sul mercato globale e prevedere una serie di sgravi fiscali che permettano di ridurre i costi. Questo è il punto.  I costi sono altissimi perché i nostri produttori, di qualsiasi categoria, affrontano dei costi altissimi.

Le imprese del sud sono sicuramente quelle più in difficoltà. Quali sono, a suo avviso, le prime azioni che il governo dovrebbe mettere in campo?

Serve un piano serio di infrastrutture.  Fino a quando non avremo la possibilità di spostarci da Roma a Bari con la stessa velocità con la quale ci spostiamo da Roma a Milano il Mezzogiorno sarà sempre tagliato fuori. Perché le persone ed il business arrivano dove c’è la possibilità di arrivare.

Poi vanno sostenute le fasce deboli con un sistema di welfare che va rivisto ma contemporaneamente spingere le nuove economie. Sostenere quindi l’iniziativa privata, di cui l’Italia è ricchissima, e questo lo si può fare con una attività di detassazione e sburocratizzazione a favore delle imprese.

In questo processo di sostegno alle imprese, quanto può incidere l’Europa nel rilancio dell’economia italiana?

In tutta franchezza, penso l’Europa vada riformata. Fino a quando si avrà la possibilità di produrre in Ungheria sostenendo costi dieci volte più bassi rispetto a quelli che sopporta un imprenditore italiano il sistema non potrà funzionare. Fratelli d’Italia vuole un’Europa si forte ma  anche equa, che sappia dare delle soluzioni su questioni sostanziali.  Noi faremo la nostra battaglia.

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