Dal 1 Novembre 2021 chiusa l’Agenzia Nato a Mosca
“Non ci sono più le condizioni di base per un lavoro congiunto”. Le parole del Ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov che succedono alla decisione di interrompere i rapporti con la Nato da parte della Russia.
La risposta del governo moscovita alla decisione della Nato di allontanare 8 funzionari russi dal quartier generale dell’Alleanza Atlantica, accusati di essere agenti segreti a tutti gli effetti, è stata chiara, decisa, extra quonam.
Amore che vieni, amore che vai, o amore mai nato. L’ultimo strappo di un tira e molla annoso. Naturalmente, più che a un affare bilaterale Russia-Nato, fa pensare a una Guerra Fredda mai finita, al match tra Stati Uniti e Russia, dove il resto dei paesi del Patto Atlantico sono attori secondari, ma direttamente colpiti.
Una chiusura così dura, però, non avveniva proprio dalla fine della Guerra Fredda, con quel blocco sovietico che si andava sgretolando, un muro che si disintegrava come fine di un’era e l’inizio di un possibile dialogo. Reagan disse a Gorbaciov di tirare giù quel muro, il leader sovietico già iniziava la fase di ammodernamento dell’Urss che avrebbe portato alla nascita della Federazione Russa. Quel muro si è spostato a favore della Nato e si è ripiazzato efficacemente in Ucraina, più precisamente in Crimea, dove nella guerra civile ucraina del 2014 è stato riportato il vessillo russo.
Cosa è successo dal 1990 al 2014?
Non è stato mai amore tra Russia e Nato (o U.S.A.), ma già dalla presidenza Yeltsin i rapporti si distendevano. Un rilassamento fatto di saliscendi, frutto di un periodo di grande speranza, o forse solo una lunga attesa di riposizionamento.
Possiamo riassumere in 3 fasi le vicende di questa “storia sbagliata”:
- Nel 1991, quando si aprono i contatti e la Russia entra nel Consiglio di cooperazione dell’Atlantico del Nord (Nacc), poi nel Partenariato per la Pace della NATO. Le guerre in Jugoslavia creano disagio però, per l’alleanza storica tra la Grande Madre e il paese balcanico, quindi nel 1999 assistiamo al primo stop. Nonostante l’acredine, il contingente russo partecipa alle missione di peacekeeping.
- Anno 2001. L’attacco alle Torri Gemelle riconosce una sorta di nemico comune tra la Russia e i paesi occidentali, cosicchè il Cremlino concede l’utilizzo del suo spazio aereo alla coalizione internazionale durante la campagna in Afghanistan e successivamente collabora con l’operazione navale Nato Active Endeavour Nel 2002 fu addirittura istituito il Consiglio Nato-Russia (Nrc).
La Russia però comincia a preoccuparsi dell’influenza americana nei paesi ex-sovietici, preparandosi a manovre di rafforzamento dei confini. Ma passa alla Storia il punto di rottura dI Washington nel 2007, la quale dichiara di voler costruire un sistema anti-missile in Europa, più precisamente in Polonia e in Repubblica Ceca, con la tesi di una protezione da possibili attacchi di Iran e Corea del Nord (impossibili per gittata).
- L’elezione Obama, in afflato con il suo corrispettivo russo Medvedev, riporta una finta calma. Con Putin di nuovo in sella, però, sarà un nuovo romanzo. Arriviamo al crack di Crimea. L’Ucraina, che tanto aveva fatto preoccupare la Russia con la Rivoluzione Arancione di inizi 2000, è infestata dalla guerra civile e, sia la Nato, sia la patria di Gogol, mirano alla sfera d’influenza sul paese. La Russia nel 2014, anno di nuova rottura, si annette la penisola di Crimea, che fino ad allora serviva ai russi solo da viatico per il porto di Sebastopoli sul Mar Nero.
L’urto è devastante. La Nato e la Russia interrompono i rapporti bilaterali. La frattura non è stata più ricucita, anzi il campo di battaglia si è spostato sul cyberspazio. La Russia accoglie in asilo politico l’hacker statunitense Snowden, viene accusata di aver interferito sull’elezione di Trump alla Casa Bianca, fa registrare azioni militari di simulazione ed esercitazione molto sospette a confine con i paesi ex-sovietici, l’ultima in corso in tandem con la “sorella” Bielorussia.
Il Cremlino rimanda al mittente tutte le accuse, ma sicuramente si sta muovendo in un altro senso dopo il 2014. Vuole ristabilire i rapporti di influenza ai propri confini e oltre. Tra un’esercitazione e uno screzio di cyberpolitica, tra i dazi imposti alla Madre Russia per l’invasione della Crimea e alcuni crimini rimasti oscuri, tra i quali il possibile omicidio di diplomatici invisi a Mosca (uno su tutti l’avvelenamento da gas Novichok in Inghilterra di Seguei Skripal e sua figlia Yulia) fino alle ritorsioni ultime subite da Navalny, oppositore di Putin.
E’ la Guerra Fredda 3.0? Sicuramente abbiamo potuto capire che il grande iceberg non si è mai sciolto del tutto, altrettanto certa è la nuova situazione geopolitica mondiale con gli Usa, soprattutto, a fronteggiare il gigante cinese. La preoccupazione che trapela dall’Alleanza Atlantica è l’avvicinamento tra Russia e Cina, afflato ritrovato nella difficile situazione in Afghanistan, dopo l’abbandono delle truppe statunitensi, e non solo, da Kabul.