Vi raccontiamo il G20 a Roma

Inizia oggi, 30 ottobre 2021, il 16° Vertice G20 a libello di Capi di Stato e di Governo presso il Roma Convention Center – La Nuvola, nel quartiere EUR. Il primo si è tenuto a Washington nel novembre del 2008 e l’ultimo – in modalità digitale causa pandemia – sotto Presidenza saudita nel novembre del 2020. Si è scelto un luogo di rappresentanza diverso dai soliti, perché rappresenti a pieno gli obiettivi e gli scopi di questo incontro. Possiamo affermare, dunque, che le parole – chiave del progetto La Nuvola rispecchiano a pieno quelli che sono i temi che affronteranno i grandi: Persone, Pianeta, Prosperità per rapporti bilaterali, dossier internazionali (Iran e Afghanistan) e clima.

Il clima che si respira è molto rilassato, infatti già sono iniziati i primi scambi di dialogo tra le nazioni che si trovano in contrasto, America e Francia, per la questione dei sottomarini. Non solo, scambi di battute anche con il Presidente turco Erdoğan. Ma, a questo incontro manca qualcosa, se non qualcuno. Commentiamo la foto di rito.

Foto a prova di norme anticovid, sembra essere un ritratto anticinese: all’appello mancano Putin in rappresentanza della Russia e il Presidente cinese Xi Jimping, rappresentato dal ministro degli Esteri cinese Wang Yi; figura in realtà centrale perché la Cina e il suo espansionismo sono il tema centrale da affrontare. I riflettori si concentrano quasi del tutto sull’americano Joe Biden, figura emblematica per ricompattare il fronte occidentale contro l’espansionismo cinese.

Era impensabile che questo G20 non avesse come punto in comune di discussione la Cina! Tutto ruota intorno ad essa, alcuni pensano che sia così persino per la visita di Biden a Papa Francesco e la sua comunione, vista come tentativo da parte del Presidente di indurre un atteggiamento più rigoroso da parte del Vaticano nei confronti di Pechino per la questione dei diritti, oltre che per i complicati rapporti fra democratici e cattolici americani.

Molti vescovi americani negano la comunione ai politici cattolici (del Partito Democratico) perché sono a favore dell’aborto legale, mentre i politici cattolici sono a favore della pena di morte o della tortura. La differenza sta nel fatto che quest’ultimi non sono mai stati sottoposti ad alcuna critica. Il problema di fondo è che il cattolicesimo, in America, vive a stretto contatto con il protestantesimo che non concepisce a pieno il concetto di laicità. Infatti, sia i cattolici conservatori sia gli evangelisti protestanti non comprendono come sia possibile che Papa Francesco alterni con molta facilità gesti a favore della laicità con quelli di estrema difesa della libertà religiosa. Degli esempi possono essere le lotte sui diritti delle Lgbt e la questione degli immigrati. Come afferma Massimo Faggioli, professore nel dipartimento di Teologia e Scienze religiose alla Villanova University (Philadelphia) e autore del saggio «Joe Biden e il cattolicesimo negli Stati Uniti» (Morcelliana), «Non c’è dubbio che la religione spesso si presti e venga usata come argomento per tentare di “fermare il tempo”, cioè la modernità, nelle questioni bioetiche o sui diritti; d’altro canto, il fatto che la Chiesa sia una istituzione conservatrice non significa che abbia sempre torto. […] Viviamo in un cambiamento d’epoca, come ha detto Francesco, anche nel senso che le fedi si sono globalizzate e si stanno sganciando dalle culle geografiche e culturali di origine, per diventare comunità “inculturate” in tutto il mondo. E questo può provocare conflitti, certo, ma anche generare proficui dialoghi interreligiosi e tra credenti e non credenti».

Concentrandoci sempre sulla figura di Biden, passiamo ora al bilaterale della pacificazione con Emmanuel Macron. Anch’esso ha come presupposto la Cina: la fornitura americana di sottomarini con la tecnologia bellica all’Australia ha come base il patto Aukus fra Washington, Londra e Canberra. L’obiettivo è la difesa di Taiwan, ormai una democrazia, presa di mira da Pechino (video della dichiarazione “Taiwan è nostra”) e giustificata come “affare interno” e chi interferisce pagherà un prezzo alto. La controversia con la Francia, dunque, è scaturita dal fatto che questo patto ha scavalcato quello con i francesi, i quali ambiscono ancora all’area del Pacifico e si poggiano su quasi 2 milioni di francesi che vivono lì e fanno affari.

Poi c’è la questione delle questioni: il cambiamento climatico. La Cina vorrebbe avviare la transizione energetica nel 2030, l’Occidente invece conta di raggiungere i primi obiettivi per centrare la neutralità climatica nel 2050, spostata da Xi Jinping al 2060. Dunque, anche con questo tema le competitività non si fermano, ma bisogna fare attenzione perché si gioca con le vite di migliaia di umani. Siamo curiosi di vedere come agirà l’India che, per il momento, è d’accordo con la Cina: i due paesi guardano innanzitutto all’industrializzazione e alla ricchezza che in questo momento stanno recuperando, mentre noi occidentali abbiamo inquinato il mondo per un secolo e mezzo con le nostre risorse avanzate e concepite con lo scopo di evoluzione. D’altro canto, però, l’India non è d’accordo con la Cina in quanto dittatura, partecipa alla Nato, è fra i fondatori del Quad, è un’alleata commerciale per la Via della Seta insieme agli USA, Giappone e Australia.

È chiaro che si tratta di un G20 del tutto particolare, diverso dai precedenti. Si tratta del primo G20 post pandemico, una pandemia che è partita innanzitutto dalla Cina, che si è mostrata poco collaborativa nello studio di essa e nel condividere i dati. Una pandemia che ha finito per marcare ancora di più la profonda differenza esistente tra l’Oriente e l’Occidente, rappresentati da Cina e USA. Solo uno di loro ci ha messo la faccia, Biden! L’altro si nasconde dietro il suo rappresentante a suon di minacce. Questo è sintomo che il tradizionale equilibrismo neutralista si è rotto e con il quale l’Europa deve fare i conti. Tutte le conseguenze che ne derivano, Brexit, tasse, pandemia e vaccini dovranno essere affrontate.

Il primo che ha aperto il vaso di Pandora su queste tematiche è stato Macron, che ha condannato duramente il Presidente Boris Johnson per la questione del dietrofront con la Brexit. Questione che verrà affrontata domenica ma di cui si sanno già i presupposti: per Macron la decisione di Boris suonerebbe come una mancata credibilità dell’Inghilterra nei confronti dell’intera UE, la stessa che si sta impegnando nel risolvere le controversie nate con l’Irlanda del Nord sui controlli delle merci (c’è stato un taglio da parte dell’UE dell’80%).

Ma perché Macron è arrabbiato con Boris? Per la “guerra sui diritti di pesca” nelle acque dei due paesi. La cosiddetta guerra delle capesante.

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