Un personaggio tanto eccezionale quanto dimenticato. È il barone Raimondo Franchetti jr. (1889-1935), rampollo di una famiglia che ha dato all’Italia personaggi illustri – dall’omonimo nonno, a fine ‘800 l’uomo più ricco del Belpaese, sposato con una Rothschild, al meridionalista e senatore del Regno Leopoldo, dal padre compositore Alberto, sodale di Gabriele D’Annunzio, all’alpinista e speleologo Carlo, a cui è dedicato tra l’altro il rifugio Franchetti sul Gran Sasso, dal figlio Nanuk, compagno di caccia di Ernst Hemingway, alla figlia Afdera, moglie di Henry Fonda – e a sua volta da annoverarsi tra i più grandi esploratori del XX secolo.
Uomo d’azione più che di pensiero, per il Duce prototipo, lui ebreo, del fascista perfetto, fu il primo ad attraversare l’allora sconosciuta Dancalia, arida e bollente, un inferno di sale e zolfo a oltre 100 metri sotto il livello del mare infestato da predoni. Il resoconto della sua impresa, una spedizione leggendaria compiuta tra il 1928 e il 1929, si trova in un libro bestseller negli anni Trenta, ma mai più ripubblicato fino a quest’anno, quando, per la cura dell’aquilano Miska Ruggeri, giornalista del Tg2, è stato ristampato in edizione anastatica dalle Edizioni Iduna.
Il volume sarà presentato venerdì 29 ottobre alle 18.30 presso la libreria Mondadori della Galleria Meridiana a L’Aquila (via Rocco Carabba 1) dal curatore, dal geografo Franco Salvatori, dal 1997 al 2013 presidente della Società Geografica Italiana, e dal giornalista Salvatore Santangelo.
Un’occasione per riscoprire quello che, all’indomani della tragica e misteriosa morte, in uno strano incidente aereo a pochi km dal Cairo, forse con lo zampino dei servizi segreti inglesi, è stato definito il nostro Lawrence d’Arabia.