Il 15 agosto 2021 si è rivelato il giorno più deludente della storia degli ideali democratici. La notizia di Kabul sotto assedio ci è giunta anche sotto l’ombrellone mentre festeggiavamo il nostro meritato e tranquillo Ferragosto dopo un anno di pandemia (non ancora conclusa, tra l’altro!). L’offensiva è iniziata da luglio, conquistando molte città importanti del Paese: Herat, Kandahar e Ghazni, per concludere con altri 11 distretti nella parte occidentale (Stalf, Sarabi, Deh Sabz, Qarabagh Khakjabar, Paghman, Bagram, Musa, Chaharsiab, Goldara e Shakardara). Nessuna resistenza da parte delle forze governative e nessuna volontà di combattere per la patria.
Una sconfitta per tutto l’Occidente che, dopo vent’anni dall’ultimo attacco islamico in America, amaramente ammette di non aver dato il meglio per far accogliere gli ideali di una civilizzazione più democratica e meno barbara ai civili afghani. A tal proposito, non abbiamo nessuna giustificazione. Siamo noi che abbiamo deciso di lasciare il Paese nelle mani dei talebani: Biden ha approvato il ritiro delle truppe (che si sarebbe dovuto concludere entro l’11 settembre, come nel video rilasciato su Twitter con il suo account @POTUS) perché sicuro che l’esercito e la polizia del governo centrale sarebbero stati in grado di affrontare gli estremisti. Invece no… non mostra nessun ripensamento il presidente americano, anzi dichiara: «Un anno o cinque anni in più di presenza militare Usa non avrebbe fatto la differenza se l’esercito afghano non può o non vuole tenere il suo Paese. E una presenza americana senza fine nel mezzo del conflitto civile di un altro Paese non è accettabile per me»1. Per il presidente Joe Biden gli obiettivi prefissati dall’intervento militare sono stati raggiunti: rovesciare al-Qaeda e prevenire altre aggressioni agli Stati Uniti. Ma la realtà è più complicata: al-Qaeda, dopo l’11/9, non è stata del tutto eliminata e sono nati altri gruppi terroristici, incluso un ramo dello Stato Islamico, che continuano ad operare in Afghanistan così come in altri paesi orientali per far riemergere i valori islamici che abbiamo “tolto” loro con la nostra democrazia. Dunque, l’offensiva dei talebani sarebbe stata inevitabile, ma poteva ancora essere controllata perché la popolazione è ancora molto suscettibile nei loro confronti. Rimarranno solo 650 militari statunitensi a protezione della presenza diplomatica a Kabul e dell’aeroporto. Inoltre, gli USA hanno chiesto anche l’intervento urgente della Turchia affinchè si impegnasse ad assumersi la responsabilità della sicurezza dello scalo internazionale.
Con l’assedio dei terroristi si è ricostituito il vecchio stato afghano denominato “Emirato Islamico di Afghanistan”, esistente prima dell’invasione americana, con a capo il leader Mullah Abdul Ghani Baradar. Il precedente presidente Ghani Ashraf è fuggito in Uzbekistan per evitare un bagno di sangue. E la bandiera islamica echeggia sul palazzo presidenziale, all’interno del quale sono già avvenuti incontri per definire il governo islamico. È stato nominato ieri ad Herat un religioso della linea dura come Ministro degli Affari Femminili: questo significa che, se fino ad oggi le donne erano riuscite a conquistarsi il loro posto nella società e ad avere un assaggio dei diritti di cui noi occidentali godiamo, adesso li dovranno cancellare. Verrà rinstaurata la legge islamica – o sharia – dunque le donne dovranno rindossare il velo islamico obbligatoriamente.
L’attivista e premio Nobel per la pace pakistana Malala Yousafzai ha dichiarato di essere seriamente preoccupata per le donne: anche se i talebani hanno assicurato di essere cambiati e di non ricorrere alla violenza come in passato, le azioni e le decisioni che stanno prendendo confermano l’opposto. Nessuno crede che si assicureranno della loro istruzione e ciò è avvalorato dalle tante immagini che scorrono nei tg di persone in strada, a piedi o in auto, dirette all’aeroporto per fuggire.
Anche se il portavoce dei talebani, Suhail Shaheen, ha dichiarato alla BBC che non ci sarebbe stata alcuna vendetta nei confronti del popolo afghano, le testimonianze di civili e parenti dei civili all’estero confermano il contrario. Si parla – anche nei tg nazionali – di matrimoni forzati, stupri e genocidi di intere famiglie, massicci crimini di guerra e contro l’umanità da parte delle milizie talebane. Una voce importante si fa sentire anche sul social più impensabile per diffondere tali notizie: lo scrittore afghano Khaled Hosseini (su Instagram @khosseini) in un post nel suo profilo ci fornisce testimonianze di quanti genocidi la sua famiglia rimasta a Kabul ha dovuto subire: https://www.instagram.com/p/CSkntw4pthC/?utm_medium=share_sheet .
La sconfitta dell’Occidente.
20 anni dopo nulla è cambiato in quella terra, tutti sforzi inutili quelli di addestramento delle truppe locali per eventuali offensive. Come dice Biden, si è sprecato un trilione di dollari per il nulla. Gli uomini non difendono le proprie donne e i loro diritti, forse perché non ne sono mai stati totalmente convinti che la loro compagna o figlia potesse fare e pensare le loro stesse identiche cose. Forse per pigrizia o semplicemente per cultura, perché non si può cambiare del tutto una cultura ma si può trovare un punto di incontro. La volontà, però, deve essere da entrambi i lati…
Il problema è stato che si è fatto credere che andasse tutto perfettamente, quando invece il paese era ancora nel caos e corrotto. Non è stato difficile, così, per i talebani entrare e riprendersi la rocca. Forse non dovremmo nemmeno darci tanta colpa… in fondo, non abbiamo deciso noi di lasciarli soli, il fallimento era troppo grande da non poter far altro che abbandonare la missione.
Tante domande ci poniamo in Europa: se l’Afghanistan sarebbe stata davvero capace di adottare la democrazia e farne un uso proprio; se il paese sarebbe stato davvero capace di condannare i crimini contro l’umanità come quelli che sono attualmente in corso. È diventato uno scacchiere: mentre noi escogitiamo un piano di diplomazia per “vincere” per capacità, l’avversario ci fa scacco matto!
Uno scenario che, da un lato, era inevitabile perché siamo atterrati nel paese degli aquiloni per i nostri propri interessi. Anche con la ritirata è così: lasciamo che la popolazione si difendi da sola ma allo stesso tempo siamo consapevoli che non ne sono capaci. Lì si muore, si soffre e si vive nell’incertezza di essere stati soltanto un nostro esperimento. Come se avessimo voluto tagliare l’ultimo filo di aquilone con i colori di Kabul che ci legava.
1 https://www.ilfattoquotidiano.it/2021/08/15/i-talebani-sono-a-kabul-e-la-resa-delloccidente-il-presidente-in-fuga-sara-proclamato-lemirato-islamico-esplosioni-nella-capitale-evacuazioni-usa-e-ue-la-diretta/6291937/