Misticismo e sacralità a due passi da Roma

In partnership con Lapaginabianca.docx

La pandemia in corso, che tiene l’umanità in ostaggio da ormai quasi due anni, ha inevitabilmente operato delle profonde trasformazioni nel tessuto sociale, non solo a livello del vissuto personale di ogni individuo, ma anche e soprattutto nel rapporto che si tende a instaurare con gli altri. Ma l’estate è ormai parte integrate della nostra quotidianità e la ricerca di una bella vacanza che risponda al contempo, al bisogno di relax e al rispetto delle misure di contenimento del Covid, è di primaria importanza. E se puntare su località marittime inflazionate e gremite crea un certo disagio a chi ancora cerca di evitare assembramenti su spiagge affollate, allora è necessario trovare una soluzione rapida, economica e sicura. Le località che possano rispondere a tali requisiti pullulano nello stivale italiano, dall’estremo Nord alle località più meridionali del paese.

Rimanendo verso il Centro Italia, non molto lontano dal caos di una metropoli enorme come la capitale, sorgono tre località sconosciute ai più, raggiungibili con estrema facilità sia in auto —percorrendo strade dagli scenari incantevoli— sia in moto, soprattutto per i più intrepidi che non temono una buona dose di avventura. Parliamo di Civita di Bagnoregio –conosciuta altresì come “La città che muore”, il Parco dei Mostri di Bomarzo e il laghetto di San Benedetto a Subiaco, in provincia di Roma.

CIVITA DI BAGNOREGIO: “LA CITTÀ CHE MUORE”

Partendo da Roma, uscendo appena fuori dall’autostrada E45, ci si ritrova immersi in una località che sembra sospesa nel tempo e nello spazio. E sospesa è proprio la parola più adatta, perché Civita di Bagnoregio si erge nel vuoto sulle colline viterbesi, a 443 metri d’altezza. Lo scenario che si presenta osservandola dall’alto è surreale: una zolla di terra che sembra estendersi su confini inesistenti, legata alla terraferma da un ponte in cemento armato che pare fluttuare nell’aria. A Bagnoregio le lancette dell’orologio sembrano essersi fermate. Non possono entrare mezzi: non ci sono macchine, né motorini. Solo una decina di abitanti, gli unici rimasti in quella che è stata definita “la città che muore”, e qualche gatto randagio in cerca di cibo.

La Porta di Santa Maria, l’unico accesso al paesino, introduce a una località immersa in un silenzio assordante, che si irradia fra i muri in tufo del borgo. Su una parete all’ingresso, superata la porta ad arco, è possibile leggere un monito suggestivo: “Giunto così in alto, mentre vaghi per le vie di questo antico borgo, sii rispettoso. Della sua storia, ora fatta di silenzio di voci portate dal vento, di fiori che sono la vita, abbi cura”.

Il borgo appare curato, seppure nel suo apparente stato di abbandono. Infatti, le poche abitazioni sono deserte e gli unici abitanti rimasti hanno dato vita ad attività allettanti per i turisti: negozi di souvenir e locande dove potersi rifocillare, dopo la faticosa scarpinata a piedi per raggiungere il borgo.

È possibile, inoltre, visitare gratuitamente il Museo Geologico e delle Frane, sito in Piazza San Donato, punto di ritrovo del borgo, proprio di fronte alla Chiesa omonima. Scendendo più giù, passeggiando fra le viuzze di quello che sembrerebbe un labirinto medievale a tutti gli effetti, si può giungere presso Il Giardino del Poeta, un luogo suggestivo che si affaccia sulla vista panoramica più bella del borgo. Anche qui la visita è gratuita, ma è sempre gradita un’offerta libera per preservare e custodire le bellezze del paese.
Tariffe: L’ingresso al borgo prevede un pagamento di 5 euro a persona, una piccola cifra che può contribuire a salvaguardare un luogo che sembra uscito da una favola ma che, purtroppo, è sempre più esposto a pericoli di frane e crolli.

Un consiglio: Evitate le ore più soleggiate per effettuare la visita. Prediligete, piuttosto, il tardo pomeriggio o l’ora del tramonto, soprattutto in inverno, per godere di una vista mozzafiato affacciandovi sullo strapiombo collinare e verdeggiante.

IL PARCO DEI MOSTRI DI BOMARZO

Non lontano da Civita di Bagnoregio, quasi al confine con l’Umbria, sorge il surreale Parco dei Mostri di Bomarzo, sito nell’omonima località in provincia di Viterbo. Il nome del luogo non lascia spazio a immaginazione alcuna: deriva, infatti, dalla presenza di numerose e grottesche statue in pietra, che raffigurano i più disparati animali ed esseri leggendari come draghi, sfingi, sirene, cavalli alati, ma anche personaggi noti della mitologia come Ercole, Proteo e Nettuno. All’ingresso del parco, proprio come quelle di Giza, sorgono due sfingi che riportano un’iscrizione suggestiva e provocatoria: “Voi che entrate qui, considerate ciò che vedete e poi ditemi se tante meraviglie sono fatte per l’inganno o per l’arte”.

L’intero parco fu ideato e realizzato dall’architetto Pirro Ligorio –lo stesso che completò l’opera di San Pietro alla morte di Michelangelo– su commissione del Principe Pier Francesco Orsini, distrutto per la recente perdita dell’amata moglie. Probabilmente, a detta di molti critici e studiosi del posto, le creature mostruose rappresentavano metaforicamente lo stato d’animo dell’uomo, dilaniato da atroci sofferenze.

Il visitatore si ritrova immerso in un luogo surreale, talvolta spaventoso, spinto a girovagare fra le enormi statue in pietra, che si ergono in ogni angolo del parco. Lo stesso Salvador Dalì, in visita nel 1938, rimase così affascinato dalle suggestioni del parco, che vi prese ispirazione per realizzare il suo celebre dipinto “La Tentazione di Sant’Antonio”. Ad ogni modo, il punto più significativo del posto è sicuramente il Tempietto dedicato a Giulia Farnese, la defunta consorte del Principe Orsini: si tratta di un’enorme costruzione che si sviluppa su un’altura, circondata da uno spiazzo di verde dove è possibile rilassarsi per una pausa rifocillante.
Tariffe: L’ingresso al parco è a pagamento: gli adulti e i bambini oltre i 13 anni pagano 11 euro, mentre i bambini dai 4 ai 13 anni entrano con una tariffa ridotta a 8 euro; i bambini fino a 4 anni, invece, entrano gratuitamente. Il comune di Bomarzo, inoltre, prevede degli sconti per le comitive e per le gite scolastiche, dunque, si tratta di una località assolutamente adatta per famiglie e per gruppi numerosi.

LE CASCATE DEL LAGHETTO DI SAN BENEDETTO

Poco fuori Subiaco, a circa un’ora di macchina da Roma, è possibile catapultarsi in quello che Petrarca avrebbe definito un locus amoenus: un luogo i cui connotati estetici prescindono da qualsiasi elemento di realtà, circondato da alberi secolari e ruscelli sacri. Il posto, che non è del tutto segnalato nelle mappe, è raggiungibile soltanto a piedi, passando per un sentiero imbattuto all’interno di un bosco. Il nome deriva dai monasteri che si ergono intorno, in particolare quelli di San Benedetto e di Santa Scolastica, e descrive appieno l’elemento centrale del posto: non appena si giunge alle cascate, infatti, si è pervasi da un’aura di sacralità senza eguali. Il silenzio avvolge il bosco e si può udire soltanto il dolce ticchettio delle gocce d’acqua che toccano la superficie del laghetto.

In estate è addirittura possibile immergere i piedi nel ruscello gelido, facendo attenzione a non scivolare sul terreno ciottoloso. I più intrepidi sono soliti anche raccogliere l’acqua del fiume Aniene con delle bottigliette vuote per rifocillarsi e godere di un sorso dissetante.

Raggiungere le cascate non è affatto semplice. È necessario lasciare il proprio mezzo in un parcheggio sterrato sul fiume, appena dopo aver superato Subiaco e aver seguito le indicazioni dei cartelli stradali.

Tariffe: L’ingresso è totalmente gratuito, ma il consiglio è di recarsi sempre in gruppo, prediligendo calzature comode. È possibile raggiungere la località anche in moto, per godere dei verdi paesaggi laziali che si trovano proprio a due passi dalla capitale. I più intrepidi decidono addirittura di scendere con la bicicletta, ma la fatica non dev’essere affatto indifferente. Ad ogni modo, sarà sicuramente ripagata dal magnifico spettacolo offerto dalla natura rigogliosa.

Dunque, per chiunque avesse voglia di scegliere per le vacanze una meta poco inflazionata —che escluda assembramenti su spiagge affollate e che risponda anche alle più disparate esigenze economiche— questo è l’itinerario sicuramente più adatto: si svolge, infatti, in piena sicurezza, a contatto con la natura più selvaggia e nel pieno rispetto delle restrizioni pandemiche, il tutto a un prezzo accessibile a qualsiasi tasca.

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here