Dopo i fatti legati alla Convenzione di Istanbul, martedì 22 giugno per il settimo anno consecutivo sono state vietate in Turchia le manifestazioni pacifiche “PRIDE 2021” per i diritti delle LGBT+ al parco Marçka di un distretto di Istanbul. Manifestazione che è sempre stata ritenuta regolare e permessa fino al 2014, in quanto in Turchia l’omosessualità non costituisce un reato. Dal 2015, effettivamente da quando Erdoğan ha accentuato di più la sua volontà di riportare il Paese alle antiche origini islamiche e meno occidentali, sono iniziati i “problemi” di libera manifestazione del Pride.
Ogni manifestazione dal 2015 al 2019 erano ostacolate dalla legge turca secondo la dicitura “disturbo dell’ordine pubblico”: addirittura, nel 2017 – dopo il fallito golpe del 2016 – fu emanato il divieto a tempo indefinito di mostrare film o organizzare esibizioni e/o eventi LGBT+ per mantenere la pace e la sicurezza della nazione. L’ennesimo segno, questo, che il governo AKP è orientato verso l’islamismo e una linea conservatrice, dunque meno aperta ai diritti umani, di qualsiasi orientamento sessuale, religione, razza siano.
Dal 2020 la scusa del divieto di manifestare è stata il Covid19; ma non sono mancate manifestazioni di dissenso nei confronti di esse e gravi offese omofobe da parte di alcuni membri del governo. Uno dei consiglieri del governo, Farettin Altun, scrisse su Twitter che «la propaganda LGBT+ è un grave rischio per la libertà di parola». Cosa possono fare o dire mai queste persone di così tanto scabroso da turbare e far in modo che non si possa dialogare?!
Ma non è tutto! Oltre a cercar di reprimere una libertà del tutto naturale di un essere umano che vuole manifestare ciò che sente e prova con le restrizioni di ogni tipo, anche la polizia esercita il suo ruolo a colpi di manganellate, lacrimogeni, proiettili finti e idranti. Il 22 giugno sono risultati una persona arrestata, una con un braccio rotto e altre picchiate dagli agenti di polizia.
Sul sito di notizie Duvar, viene riportato l’intervento delle forze armate, dopo che il governatore del distretto (dove si trova il parco) Şişli aveva vietato il pic – nic e manifestazioni di questo genere per 30 giorni per problemi di sicurezza pubblica Non sono mancate, giustamente, riprese di quanto accaduto quel giorno e post su Twitter con l’hashtag #PiknikYasaklanamaz (pic – nic non può essere vietato). Già, perché la loro manifestazione, dato le normative Covid, era solo un semplice ed innocente pic – nic!
Tali immagini, per giunta, sono state condivise su Twitter dalla scrittrice Elif Shafak – finalista del Booker Prize nel 2019 – scrivendo così:
«Condividere una fetta di pane, canticchiare una canzone, un po’ di amicizia e solidarietà sapendo che non si è da soli al mondo… ma questo sistema è ostile a tutto ciò che è bello. La polizia, che tratta bene gli assassini delle donne, cosa voleva da questi giovani innocenti che stavano facendo un pic-nic in pace?».
Siamo noi sbagliati? No, è il sistema!