Adil Belakhdim, questo è il nome del coordinatore del sindacato Si Cobas di Novara, investito e ucciso da un tir mentre partecipava ad una manifestazione – avvenuta in occasione dello sciopero nazionale della logistica – tenutasi presso la Lidl di Biandrate. Purtroppo, Adil è solo l’ultima delle vittime che, nelle ultime settimane, si sono susseguite durante i vari scioperi che sono avvenuti in tutta la penisola. Ricordiamo ad esempio quelli avvenuti a Piacenza, ai danni dei lavoratori Fedex-Tnt aggrediti durante il “picchetto”; con spranghe e sassaiole, da quella che, a tutti gli effetti, sembra essere stata una squadra organizzata con il solo utile di innervosire e screditare le ragioni degli operai scioperanti. O ancora, quella avvenuta alla stamperia tessile Texprint di Prato, dove allo stesso modo, si sono registrati tre feriti, dovuti a un’aggressione da parte di un gruppo non meglio identificato nella sua appartenenza, e liquidato, ancora una volta, come caso isolato. Ma come sostiene Si Cobas, anche questa volta, sembra si sia trattato di un’aggressione organizzata.
Ed è, forse, dell’ennesimo «caso isolato» – il cui virgolettato è ormai d’uopo – di cui parliamo quando ci riferiamo ai fatti del 18 Giugno 2021?
Certo è, che questo, è quello che sembra passare a opinion comune, tramite i vari media e opinionisti da salotto. Il tir, come riporta la stessa Si Cobas sulla sua pagina Facebook ufficiale: «ha forzato il presidio all’esterno del magazzino». Dunque anche questa volta sembra essere un’aggressione organizzata, o forse, si preferisce pensare e discutere dell’ennesimo “caso”, dell’ennesimo individuo mentalmente instabile che per un motivo ignoto, tanto a noi, tanto a se stesso, decide di lanciarsi contro un gruppo di operai che manifestano per i loro diritti.
In definitiva, non si può stabilire al momento, se queste aggressioni e in particolare quest’ultima, dove la tragedia si è abbattuta, siano effettivamente organizzate come sostiene Si Cobas e come sembra risaltare dalla frequenza e dalla lucidità con cui colpiscono, ma certo è, che i lavoratori in Italia sono tra quelli che in Europa hanno le condizioni di lavoro peggiori: fra stipendi da fame moltiplicati per un numero di ore disumane, come accade in particolar modo per gli stagionali estivi, la cui polemica ci ha travolto negli ultimi giorni, fino ad arrivare alle morti sul lavoro, che vanno dalla oramai tristemente famosa Luana D’Orazio, alle precedenti e successive morti; secondo l’INAIL sono state 306 nei primi quattro mesi del 2021. Le condizioni di precarietà e insicurezza che, nell’ultimo periodo si sono spesso addossate alla pandemia, non sono certo cosa nuova, non si sono certamente sviluppate nell’ultimo anno, esse sono ormai endemiche nel nostro sistema e, le tragedie, come quella di oggi, sono solo la punta di un iceberg che, da troppi anni, si sta sciogliendo mostrando un’interiorità cava.