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“Ciao siamo Isa, Mati, Enri, Pip, Matte, Lore, Clode e Feel: otto ventenni che hanno deciso di parlare di sesso senza censure”. Basterebbe solo questo incipit per capire quanto sia rivoluzionario il progetto di Making of love. Un progetto nato dal documentario omonimo diretto da Lucio Basadonne e Anna Pollio proseguito con la fiction sull’arte di amare denominata Edoné – La sindrome di Eva e infine giunto alla pubblicazione del libro Parliamo di sesso: la prossima rivoluzione. Intorno a questo progetto sono nati i laboratori Learning of love. Più che prossima, la vostra rivoluzione sembra stia già avvenendo: come ci si sente a essere protagonisti del cambiamento?
Dal 2019, cioè l’anno d’inizio del nostro progetto, la sessualità, l’educazione sessuale-affettiva e l’identità sono tematiche con cui il mondo occidentale sta facendo sempre più i conti. Noi di Making of Love siamo una voce delle tante che si sta facendo carico di questa urgenza.
Infatti, prima ancora di essere una rivoluzione, è un’urgenza.
La parola “rivoluzione” è elettrizzante, eccitante e per questo a volte assuefà l’ascoltare ma è necessario tenere sempre a mente il motivo scatenante di questa lotta. La nostra generazione, di nativi digitali o quasi, ha bisogno di essere tutelata, ha necessità di fare, di confrontarsi con le nuove modalità sessuali disponibili tramite il web – come il sexting o la pornografia – e di difendersi da un mondo apparentemente senza regole. Parlare di questo bisogno in Italia è complesso e a volte anche scoraggiante: il giudizio sulle nostre vite è arrivato molto velocemente, con estrema cattiveria e senza pietà. Questo sembrerebbe un ottimo motivo per arrendersi, per non esporsi ma tutte le emozioni negative vengono soppresse quando, parlando con gli adolescenti, riusciamo a instaurare un dialogo, un luogo sicuro dove parlare di ciò di cui non si dovrebbe mai parlare. Noi facciamo questo progetto per stare meglio al mondo e meglio con gli altri.
“Mi chiamano Pip, Brianzola attualmente al livello 19, bevo il caffè marocchino e mi assopisco sul treno. […] Amo dove sono, sono dove amo”. Tra un “caspita” e l’altro, regala alcuni minuti di “rivoluzione” a Non è l’arena, rispondendo agli ospiti presenti con l’audacia dei vent’anni ma con la sicurezza di qualcuno che è più che conscio di ciò che dice. Piper, sei stata tra i pochi a parlare alla televisione italiana di “consenso”, di “cultura maschilista”, di “educazione sessuale”; pensi che questo possa essere il momento storico per portare il cambiamento anche nei mass media?
Il cambiamento nei media sta già avvenendo a livello dei social. Sui social media, essendo la persona “comune” a capo dell’informazione, c’è molta più possibilità di parlare di tematiche non affrontate dai media tradizionali come i giornali. Esistono tantissime pagine di persone formate (psicologi, sex educators, fotografi, medici) che parlano di sessualità, affettività e piacere. Tuttavia i media tradizionali e mainstream non hanno ancora fatto questo passo perché la sessualità non è considerata notizia a meno che non si tratti di stupro o body shaming. Perciò, essendo noi consumatori sfruttiamo tutto il nostro potere: se il prodotto mediatico non viene consumato, non verrà prodotto, cioè smettendo di supportare questi format, prima o poi cadranno in disuso.
Dal 24 maggio state portando il vostro film in tutta Italia puntando oltre che sulla sala cinematografica anche e soprattutto sull’aula scolastica insistendo quindi sull’importanza di portare l’educazione sessuale nelle scuole. Il film affronta temi correlati all’identità sessuale, al sexting, al BDSM e al “diritto al piacere”. Prima di iniziare le riprese avete deciso di fondare un’associazione artistica e culturale denominata I MOLesti, la quale nasce dal bisogno di conoscere nuove persone, di ideare nuovi mondi e di creare immaginari differenti attraverso l’arte. Prime video ha rifiutato di mettere Edoné nel catalogo, ritenendo i contenuti troppo espliciti. Qual è stato il feedback nelle classi e cosa ne pensi di questa censura?
Purtroppo, a causa dell’emergenza sanitaria in corso, abbiamo avuto poche occasioni di incontrare adolescenti. Ma ogni volta in cui questo incontro avviene, accade sempre lo stesso meccanismo. Inizialmente le domande si concentrano sulla nostra esperienza personale, successivamente l’attenzione si sposta sulla loro. Parlare di sesso fa parlare di sesso e questa è una grande rivoluzione. La censura può essere combattuta solo con la normalizzazione: finché il sesso rimarrà una parola da sussurrare con vergogna, l’atteggiamento di chiusura non cambierà. Perciò l’invito è di parlare di sesso come parleremmo di qualsiasi altro bisogno e forse, un giorno, ne potremmo parlare a scuola, a casa, nel mondo.
Nel libro Making of love – parliamo di sesso scrivi: “I porno possono essere strumenti utili per la conoscenza di sé ma non sono un manuale di istruzioni per il sesso”. In una recente intervista, Rocco Siffredi dice che “la colpa non è del porno ma del fatto che sia diventato educazione sessuale senza poterlo essere davvero […] perché in Italia un’educazione sessuale vera non c’è”. Pensi che il porno possa avere un ruolo pedagogico o è destinato a rimanere finzione?
La pornografia esiste da quando esiste l’uomo e non è certo un prodotto del XXI secolo. Nasce con lo scopo di eccitare lo spettatore e ha avuto diversi supporti fisici attraverso cui è stata veicolata: tra cui pittura, fumettistica, fotografia, video. L’obiettivo del porno non è mai stato educare ma soddisfare un bisogno umano. Tuttavia, a causa dell’industrializzazione, adesso la pornografia è accessibile a chiunque, persino ai bambini; non bastano che pochi click. Ed è proprio qui che sorge il problema.
I bambini sono esseri sessuali e in quanto tali sono legittimamente attratti dal sesso. Non c’è bisogno di scandalizzarsi davanti a un bambino che consuma pornografia, piuttosto bisognerebbe prendersi carico di questa esigenza e fare entrare l’individuo nel mondo della sessualità nel modo migliore possibile. Purtroppo questo compito è stato involontariamente affidato alla pornografia perché è l’unico portale attivo per parlare di sesso. Perciò bisogna fare educazione sessuale e affettiva, affinché questo ruolo educativo non cada nelle mani non adatte della pornografia. Solo attraverso il consumo consapevole, la pornografia potrà essere utilizzata come mezzo per esplorare il piacere personale.