Come nei migliori film di fantascienza, ci ritroviamo in questi giorni ad affrontare una pandemia che sta sconvolgendo le abitudini sociali dell’uomo. Un qualcosa di apparentemente inimmaginabile nell’età del progresso, del benessere e della globalizzazione. Indubbi vantaggi, che però sono stati i principali veicoli del Coronavirus entrato prepotentemente nelle nostre vite.
Facciamo, quindi, un’analisi sociale e politica del fenomeno, in compagnia di Marco Gervasoni, Professore ordinario di storia contemporanea presso l’Università degli Studi del Molise, autore di diversi libri, consulente del Ministero dell’Università e della Ricerca e, soprattutto, libero pensatore.
Professore, in tema di prevenzione del contagio, come mai così tanti italiani hanno violato le direttive che invitavano ad evitare assembramenti, a lasciare le zone rosse e a limitare la socialità? Siamo un popolo in grado di fare un uso costruttivo della propria libertà?
In realtà queste violazioni ci sono state all’inizio, ora mi sembra che il messaggio sia stato recepito. Quanto al carattere nazionale, mi sembra che in altri paesi siano altrettanto se non più indisciplinati. Dimostrazione che l’essere umano può essere convinto con la ragione ma che, contrariamente a quanto credono i liberali, serve una componente più o meno ampia di coercizione. Ne riparleremo però tra una settimana.
Che giudizio dà alla gestione della crisi da parte di Unione europea e Governo italiano, ad oggi 18 marzo 2020?
Il governo Conte e soprattutto il Pd hanno sottovalutato il rischio: ricordiamo l’abbraccia un cinese, l’usciamo tutti, il Riparte Milano e, insomma, l’idea che il virus fosse quasi un’invenzione dei “fascioleghisti”. Poi di fronte all’esplosione dei casi, Conte ha, passo dopo passo, accolto quel che proponeva l’opposizione e soprattutto i presidenti di Lombardia e Veneto, Fontana e Zaia. Il modello Italia, copiato ora dagli altri paesi, che poi è modello Cina, andrebbe chiamato anche “modello Fontana”. È presto per dire se sta funzionando. Certo, chi propone altri modelli come la Corea del sud non tiene conto delle specificità anche culturali di quel paese. Soprattutto, sperimentare modelli diversi qui vuol dire farlo sulla vita delle persone. Per cui credo che sia stato giusto chiudere tutto, anzi, forse, non si è chiuso abbastanza. Sull’Unione europea: non pervenuta, dimostrazione che essa non esiste ed è solo un insieme di contratti tra i singoli Stati.
Come valuta il comportamento di Stati come la Francia e Germania, che inizialmente avevano minimizzato il problema e tacciato in modo poco lusinghiero l’Italia di ingigantirlo, salvo poi fare un dietrofront e adottare “misure all’italiana”?
Non mi sembra che la Germania abbia chiuso particolarmente. Più che altro pare aver nascosto le cifre dei contagiati. Quanto alla Francia, avevano sottovalutato il pericolo assai più di noi, anche perché sapevano cosa accadeva in Italia. Convinti che le loro ‘grandeur é li salvasse’, hanno fatto crollare, come sempre accaduto nella storia recente, la loro linea Maginot e sono scappati di fronte all’esercito del Coronavirus. Ovviamente non ammetteranno mai di aver preso a modello l’Italia. Un pressappochismo e una dilettantismo senza pari da parte di Macron e del suo governo. Ma per i media mainstream i criminali sarebbero Johnson e Trump.
Nel decreto del Presidente del Consiglio sono state annunciate le misure di contrasto agli effetti negativi sull’economia italiana. Come le valuta?
Per ora il decretino regala solo mancette. L’investimento è ingente ma il cratere del disastro è talmente vasto che può essere riempito solo da interventi di spesa così ingenti da rendere necessario sganciarsi dalla Ue e cominciare a stampare una moneta parallela.
Ipotizziamo uno scenario: un domani terminerà la pandemia Coronavirus. Cosa sarà cambiato nella società italiana e globale?
I globalisti e i progressisti si illudono che si tratti solo di una parentesi e che poi si possa tornare come prima: individualismo narcisista, apericena, frontiere aperte, utero in affitto, multiculturalismo, immigrazionismo, gender fluid, Lgbt. Ma naturalmente più durerà la pandemia – e a oggi sembra durerà a lungo – più gli idola progressisti sono destinati a morire . Anche se occorre ricordare che erano adorati solo da una piccola minoranza della popolazione. Ritornerà il valore della nazione, della religione cristiana, della famiglia, delle radici. La globalizzazione è probabilmente già morta. Questo costituisce però una sfida anche per i conservatori, cioè i sovranisti, i quali non dovranno limitarsi a dire che la guerra ha confermato la loro lettura del mondo. Anche perché, come nel 1918, c’è il rischio che siano delle sinistre di tipo nuovo, come un secolo fa il bolscevismo, a sfruttare politicamente la situazione creata dal crollo del vecchio mondo.