4 3 2 1 di Paul Auster e le nostre vite reali e possibili

Il 3 marzo 1947 nasce Archie Ferguson, figlio di Rose e Stanley, ma bisogna tornare al 1900 per comprendere il motivo della struttura del romanzo.

La storia, infatti, inizia con una barzelletta, ovvero dal racconto dell’arrivo del nonno paterno da Minsk fino al porto di New York: mentre Reznikoff aspettava di essere interrogato da un funzionario dell’immigrazione, gli fu consigliato di scegliere un altro nome, Rockefeller. Tuttavia quando dovette rispondere alle domande del funzionario, il nonno si dimenticò il nome e quindi gli fu assegnato Ichabod Fergus. Tre nomi per un’unica persona e da qui la domanda che porta alla stesura del romanzo: che cosa sarebbe successo se il nonno si fosse ricordato il nome consigliato?

La struttura però capovolge lo scenario di partenza. Si incontrano così quattro persone tutte con lo stesso nome, Ferguson. Si tratta di tre storie più una vera, raccontate tutte in terza persona: è Ferguson a guardare dall’alto se stesso e le altre tre vite possibili.

Identici ma diversi, quattro ragazzi con gli stessi genitori, lo stesso corpo, ma che vivono in città e case diverse e soprattutto in circostanze differenti.

Per ciascuna vita possibile parte dall’infanzia, attraversando l’adolescenza e fino alla prima età adulta. In una versione però la vita si interrompe subito perché muore, infatti si possono incontrare i capitoli dell’Archie morto con delle pagine bianche.

Auster crea un romanzo labirintico e in parte complesso, ma nelle vite possibili del protagonista emergono delle costanti che contribuiscono alle scelte e ai destini di Archie. 

La prima è l’amore per Amy che incrocia tutte le vite di Ferguson, diventando anche la sorellastra: Ferguson incontrerà diverse donne e uomini, ma fino all’ultimo nessuno di loro gli permette di dimenticare Amy presente sin dall’infanzia. 

La seconda è la scrittura di ogni genere, dal giornalismo, alla stesura di racconti, alla traduzione di poesie francesi. È proprio la scrittura a portare, per esempio, Archie in Francia dove terminerà il suo primo libro. In alcune parti si incontrano le pagine dei suoi libri, quindi un romanzo nel romanzo, e si conosce anche il mondo editoriale di quegli anni.

Questa costante si incrocia con un’altra che in qualche modo l’alimenta: l’interesse per lo scenario politico, sociale, per i diritti civili. Da questo punto di vista, 4 3 2 1 può essere letto anche come un resoconto dagli anni ’50 fino alla fine degli anni ’60: il racconto del boom economico, della Guerra del Vietnam, degli scontri nelle università, e il ’68. 

Alla fine le tre storie possibili si interrompono con la morte, così Ferguson può staccarsene e dar vita al romanzo

C’è una domanda che accompagna il lettore per tutte le pagine: cosa sarebbe successo se invece di quella scelta ne avessimo fatta un’altra?

Non un quesito banale quello che lo stesso Ferguson si pone. Ma c’è anche il tormento di essere costretti in un solo corpo e compiere un’unica strada anche se ne hai di fronte tante altre. Auster dà vita a un romanzo sull’esistenza che in alcuni momenti stimola anche l’immaginazione dello stesso lettore che si pensa così in un’altra città, su un altro treno o in un’altra famiglia. Tuttavia nel Ferguson n.4 non c’è rimorso: perché ciò che conta è la vita e amare se stessi. E in fondo Archie si regala altre vite attraverso la magia della scrittura, diventando anche un buon consiglio per il lettore.

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here