30 anni fa ci lasciava Ugo Tognazzi, il re della “Supercazzola”

Il 27 ottobre del 1990 ci lasciava Ugo Tognazzi, uno dei “Mostri” del Cinema Italiano.

Se si parla di Ugo Tognazzi, si pensa subito alla sua strabiliante Supercazzola, momento cardine del celebre film Amici Miei diretto dal grande regista Mario Monicelli, in cui il simpatico e un po’ cialtrone Conte Raffaello “Lello” Mascetti (interpretato proprio da dall’attore), prende in giro un vigile urbano scatenando l’ilarità degli amici che assistono divertiti alla scena.

Prematurata la supercazzòla o scherziamo? – Prego? – No, mi permetta, no io… Scusi, noi siamo in quattro, come se fosse antani anche per lei soltanto in due oppure in quattro anche scribai con cofandina, come antifurto, per esempio”.

Parole messe a caso ma che ancora oggi fanno sorridere, frutto di un cinema ormai scomparso, fatto di semplicità e naturalezza e di cui Tognazzi è stato una colonna portante fino alla fine.

Ma Ugo “il Mattatore” era anche altro.

Prima di tutto era Ottavio, suo vero nome di battesimo, nato a Cremona il 23 marzo 1922 e che, con la sua grande maestranza davanti la cinepresa, ci ha lasciato in eredità più di 100 film nei quali ha ricoperto ruoli alquanto diversi tra loro ma che avevano un unico scopo: mostrare la realtà dell’uomo italiano in tutte le sue sfaccettature.

Dall’anarchico vendicativo de La Vita Agra all’ossessivo e paranoico marito geloso della bella moglie (interpretata da una giovanissima Claudia Cardinale) ne Il Magnifico Cornuto o ancora lo strambo poliziotto in coppia con Vittorio Gassman ne I Mostri, fino ad arrivare al cuoco-suicida artefice dell’orgia culinaria più famosa del cinema ne La Grande Abbuffata e al produttore cinematografico un po’ sempliciotto e in evidente difficoltà con il passare degli anni della famosa “Terrazza” romana di Ettore Scola.

Tognazzi fu uno di quei pochi attori capaci di passare da semplici personaggi macchietta e veraci a vere e proprie maschere insensibili e a tratti grottesche, in grado di scavare nell’interiorità dell’uomo post boom economico, sempre più dedito alla ricerca del benessere e del divertimento, guidato dall’irrazionalità donatagli dal “nuovo mondo”, da una società totalmente differente da quella tradizionalista che regnava fino a pochi anni addietro, madre di un nuovo stile di vita che ha sostituito l’importanza dei valori e dei principi morali con quella dei beni materiali e del denaro.

Dunque, è quasi impossibile descrivere con poche parole la grandiosità e il genio di Tognazzi.

Un talento, il suo, che riversava anche in altre grandi passioni, come quella per l’arte culinaria.

Ottimo cuoco, per lui la cucina era un luogo sacro, una sorta di “cappella di famiglia” dove esercitare tutto l’amore che nutriva per coloro a cui preparava con le sue mani piatti sublimi.

Qualche volta divertitevi a perdere tempo anche in cucina. Forse è l’unico tempo perso che non rimpiangerete mai”.

Tognazzi stupiva anche in cucina, oltre che sul grande schermo. Basti pensare ad alcune ricette di cui fu orgogliosamente artefice, come la famosa “balena alla pizzaiola” che sicuramente i pochi “eletti” che ebbero l’onore di mangiarla ricorderanno ancora.

Altra passione dell’attore: le donne.

Essendo stato un grande tombeur de femme, ne ebbe tante: da Pat O’Hara, ballerina inglese dalla quale ebbe il primo figlio, Ricky, e con cui troncò dopo aver conosciuto Margarete Robsahm sul set de Il Mantenuto fino ad arrivare al suo grande amore, l’attrice Franca Bettoja, sposata nel 1972 e che le diede altri due figli, Gianmarco e Maria Sole e che, insieme al noto attore, fu artefice di una meravigliosa famiglia allargata.

Ugo Tognazzi se ne è andato in silenzio il 27 ottobre del 1990, nel sonno, a soli 68 anni per un’improvvisa emorragia celebrale. Un attore così, però, non muore mai e questo lo si deve ai suoi lavori cinematografici che, ancora oggi, grazie al suo sorriso sornione e lo sguardo navigato, ci fanno emozionare.

1 commento

  1. Brava Valeria, come sempre, riesci a raccontare in poche righe il meglio di questo grande attore anche lui andato via troppo presto, i figli hanno intrapreso la stessa strada ma non hanno lo stesso carisma, come spesso succede, i grandi attori sono inarrivabili, sono eterni e unici.

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