Negli ultimi giorni, in Assemblea Regionale, s’è discusso della norma regionale che permette agli amministratori locali di parametrare, in seguito al recepimento della legge n. 234/2021 (Legge di Bilancio 2022), la proprie indennità a quella del Presidente della Regione, secondo le percentuali determinate in relazione alla popolazione risultante dall’ultimo censimento ufficiale.
Come ha spiegato l’on. Martina Ardizzone (M5S) durante un suo intervento in aula, ci sono aspetti della norma che necessitano di alcuni elementi di chiarezza.
“La norma disposta in finanziaria che riconosce un contributo agli enti locali a supporto degli incrementi delle indennità locali – spiega Ardizzone – sta creando parecchia confusione e temo che, chi ne uscirà male, alla fine, saranno i bilanci già sofferenti dei comuni. Per fare un excursus chiaro: nel 2022, lo Stato ha aumentato lo stipendio dei sindaci (e, in cascata, ad assessori e presidenti dei consigli comunali), parametrandolo a quella dei presidenti delle regioni. L’incremento avviene in due modi; totale, a carico dei bilanci, sin da subito oppure scaglionato in tre anni, con un aumento in percentuale, fino al 2024, anno in cui l’indennità dovrà comunque essere incrementata del 100%. Questa norma, durante la finanziaria 2022, viene recepita dalla Regione Siciliana sostenendo che gli enti locali “possono applicarla”, con oneri a loro carico.
Va da sé che, i comuni che hanno scelto di incrementare gli stipendi recependo la norma nazionale, recepiranno anche l’obbligatorietà di questa.
La regione contribuirà, per ogni ente locale, solo per il 30%; per fare un esempio tra tutti, ad un comune appartenente ad una fascia demografica tra i 3.000 e i 5.000, su una spesa maggiore in bilancio di 25.500 €, la regione contribuirà solo per 8.600€.
Il resto, dovrà essere reperito all’interno dei propri bilanci, decurtando da altre voci di spesa. Va chiarito, inoltre, che la Regione non ha competenza di finanza locale, che è nelle mani dei comuni e che quindi non potrà contribuire, neanche in piccola percentuale, per sempre.
All’aumento degli stipendi dei sindaci – continua la pentastellata – segue anche quello del tetto massimo di presenze per i gettoni di presenza dei consiglieri comunali, visto che la norma stabilisce la misura massima di 1/4 dello stipendio del sindaco.
Altre somme che graveranno sui bilanci, anche in comuni già in predissesto o, peggio ancora, in dissesto finanziario.
Questi aumenti– conclude – recepiti in maniera anche discutibile, provocheranno anzi, stanno già provocando, non pochi problemi nei comuni che non vedono certe e trasparenti le intenzioni del governo che dichiara cose opposte a ciò che dispone il dipartimento. Per questo ho chiesto, all’assessore Messina, di prendere in mano la questione, fare degli approfondimenti e chiarire dei passaggi fondamentali. La regione non può lavarsene le mani così e bisogna ricordarsi che quando si parla di tutelare i comuni, dovrebbe intendersi di tutelare i cittadini che ci vivono, non solo gli amministratori locali e i loro stipendi.”